Un altro regno da salvare
Ci capita spesso di trovarci davanti a produzioni indie dalle idee interessanti in termini di gameplay e carenti sotto il profilo narrativo (e certo non è che si può volere tutto dalla vita) e
The Ambassador: Fractured Timelines fa parte di questo gruppo di titoli. La trama non è brutta, e nemmeno mal scritta ma abbastanza banale, diversamente invece si può dire sul gameplay del titolo: decisamente molto interessante. Se siete curiosi di sapere pregi e difetti dell'ultimo titolo pubblicato dai ragazzi di
The Quantum Astrophysicists Guild (e sviluppato da
tinyDino Games) seguiteci nella nostra
recensione di The Ambassador: Fractured Timelines per Nintendo Switch.
La trama di The Ambassador: Fractured Timelines
Come vi abbiamo già accennato in apertura
The Ambassador: Fractured Timelines non verrà ricordato per la sua componente narrativa e nemmeno per la sua trama, il titolo sviluppato dai ragazzi di
tinyDino Games fa infatti leva su un incipit narrativo abbastanza scontato e già ampiamente usato da molte produzioni: il destino del mondo di gioco e l'eroe chiamato a risolvere la questione. Non perdiamoci però in chiacchiere e passiamo subito al sodo, cosa è successo a Tamaris e cosa possiamo fare noi?
In
The Ambassador: Fractured Timelines rivestiamo il ruolo di
Gregor, un
Ambasciatore del Tempo appena entrato a far parte della
Compagnia Eterna, che si ritrova subito una bella patata bollente tra le mani: la capitale della Compagnia è stata rasa al suolo, il nostro addestramento non è ancora terminato e siamo già chiamati ad affrontare una minaccia molto pericolosa che, a quanto pare, rischia di mettere in ginocchio tutto il regno. E' così che partiamo alla ricerca del problema (e della relativa soluzione) per riportare
Tamaris al suo antico splendore.
Durante l'avanzamento di gioco avrete modo di scoprire molto sulla gilda della
Compagnia Eterna e sugli
Ambasciatori del Tempo e anche se la trama scorre abbastanza lineare per la decina di ore necessarie ad arrivare ai titoli di coda, è bello vedere come gli sviluppatori abbiano cercato di creare una lore interessante per il proprio titolo. Inoltre
The Ambassador: Fractured Timelines è localizzato in italiano quindi non farete alcun tipo di fatica nel seguire le vicende e nel leggere le note che troverete sparse per il mondo di gioco.
Il gameplay di The Ambassador: Fractured Timelines
Ed eccoci arrivati
alla parte che ci ha colpito di più di The Ambassador: Fractured Timelines: il gameplay. Il titolo dei ragazzi di
tinyDino Games infatti propone al giocatore un buon mix tra azione, strategia e crescita del protagonista. Ok, avete letto strategia, non pensate ai combattimenti a turni, non sono presenti (anzi il tutto è molto action), quando parliamo di strategia parliamo della capacità di usare le abilità giuste al momento giusto, ma facciamo chiarezza.
Gregor ha fondamentalmente due tipi di armi a sua disposizione:
le classiche armi bianche come spade, coltelli, giavellotti e chi più ne ha più ne metta. Oltre alle armi più convenzionali il nuovo membro della
Compagnia Eterna può lanciare
bastoni magici infusi di poteri elementari da usare (in modo intelligente) contro gli avversari. Infine può, ovviamente, manipolare il tempo.
E' abbastanza logico pensare che, per bilanciare il gameplay, gli sviluppatori non abbiano resi infiniti i poteri del protagonista ed infatti è proprio così. Nei panni di
Gregor dobbiamo sempre tenere sotto controllo lo stato di tre barre: quella della
salute (e ci sembra ovvio), quella del
mana (che ci consente di lanciare i bastoni potenziati) e quella del
tempo (con la quale possiamo rallentare il flusso temporale). La barra del mana e del quella del controllo temporale si ricaricano da sole col passare del tempo e questo ci obbliga ad usare con parsimonia i vari attacchi speciali. Imparare a combinare gli attacchi normali con il rallentamento del tempo e gli attacchi speciali è fondamentale per portare a casa la pelle, soprattutto se pensiamo che
The Ambassador: Fractured Timelines è un twin stick shooter abbastanza frenetico che ci obbliga a ragionare molto rapidamente.
Pad alla mano Gregor si controlla perfettamente, anche su
Nintendo Switch giocando in modalità portatile non abbiamo riscontrato problemi di sorta nell'utilizzo dei comandi. La componente RPG non è espressa al meglio della sua forma e potremo potenziare il nostro protagonista con delle nuove armature senza però poter scegliere manualmente i tipi di potenziamento. Buoni gli enigmi ambientali, niente che vi faccia spaccare la testa ma un ottimo modo per mettere le dita in pausa dagli scontri con i vari avversari. Il mondo di gioco conta di 55 livelli (e due linee temporali) e, una volta terminata la trama principale, avrete la possibilità di giocare anche alla modalità orda (che offre un livello di difficoltà più alto rispetto al gioco base).
L'arte e la tecnica di The Ambassador: Fractured Timelines
Come potete ben vedere dagli screen in questa pagina (o in quella dedicata alle
immagini del gioco)
The Ambassador: Fractured Timelines offre un comparto grafico in pixel art di tutto rispetto, pur non essendo ai livelli di
Children of Morta sa difendersi davvero bene. La direzione artistica ci è sembrata ispirata e anche se la tendenza ad avvicinarsi al fantasy classico è abbastanza presente le scelte stilistiche ci sono piaciute parecchio. Ottima la realizzazione degli sprite e degli ambienti in pixel art, al contempo evocativa e moderna. Anche se la pixel art non è eccessivamente dettagliata il colpo d'occhio è molto buono e si capisce sempre molto bene cosa succede a video.
Ottima anche la realizzazione tecnica,
The Ambassador: Fractured Timelines non ci ha mai dato problemi e durante le varie partite non siamo mai andati incontro a glitch o rallentamenti vari. Le nostre prove su
Nintendo Switch ci hanno soddisfatto, il mondo di gioco racchiuso nel piccolo schermo di Switch assume un valore estetico ancora maggiore (rispetto a vederlo spiattellato su un 50 pollici). Buone le animazioni del protagonista e il frame rate generale che non perde un singolo colpo anche nelle situazioni più concitate.
Poche parole sul comparto audio che fa il suo sporco dovere, sia sul piano musicale che su quello relativo agli effetti sonori: azzeccati e perfettamente in linea con il resto della produzione.