7.5

Recensione State of Mind - Storie di mondi virtuali

Daedalic si butta nel cyberpunk con State of Mind, un titolo che ci ha fatto riflettere e vivere un'avventura nella Berlino del 2048

Storie di mondi virtuali

Le mode, si sa, smuovono il mondo. Anche quello videoludico non è esente dal seguire determinate tendenze o dal farsi trascinare in spirali di “trend” che condizionano praticamente tutto il mercato e quest’anno a parlar di mode ci è andata ancora bene visto che la fantascienza è salita prepotentemente in classifica rispetto a svariati anni fa. Oggi parliamo dell’ultima avventure grafica di Daedalic: State of Mind.
 
State of Mind

La trama di State of Mind

Siamo nella Berlino del 2048: una nuova tecnologia promette di portare le coscienze degli individui in un ambiente virtuale. Ovviamente i benefit di una simile operazione riaffiorano immediatamente non appena si pensa al sistema in se: nessuna malattia, grosso controllo sulla criminalità e sui reati in generale (con la possibilità di “eliminare” rapidamente i vari trasgressori), la possibilità per ognuno di costruirsi un corpo secondo i propri desideri, giusto per citare i primi che ci vengono in mente. Anche se gli aspetti positivi sono indubbiamente interessanti e numerosi non si può ignorare il rovescio della medaglia che, giocoforza, tocca l’animo umano in modo più sensibile rispetto a quello che ci si possa aspettare.

La struttura virtuale è infatti gestita da un’organizzazione che vuole lucrare sulla propria creatura e che potrebbe mostrare interesse in molte aree dalla privacy fino alla vita stessa dei suoi “abitanti”. Dal punto di vista narrativo State Of Mind riesce a incarnare in modo estremamente efficace alcuni temi che risultano già oggi scottanti e la scrittura generale del titolo è ottima. Nelle circa dieci ore he servono per arrivare ai titoli di coda impersoniamo Richard Nolan, un uomo che si troverà a dover affrontare una serie di problemi molto più grandi di lui.

Nel corso del gioco ci verrà chiesto di utilizzare altri personaggi comprimari che ci aiuteranno a far ancora più luce sul carattere e la storia del nostro protagonista. Lo sforzo compiuto dai ragazzi di Daedalic è innegabile e sotto gli occhi di tutti: il team tedesco ha infatti riversato in questa ultima produzione tutte le proprie forze e il risultato è davvero ottimo. Ultima nota, se pensate che dieci ore siano poche considerate che il titolo offre ben tre finali alternativi. 
 
State of Mind

Il gameplay di State of Mind

Bene, dopo aver parlato degli evidenti aspetti positivi legati alla trama di State of Mind dobbiamo toccare qualche aspetto che non è proprio riuscitissimo della produzione di Daedalic: il gameplay. Se infatti il team tedesco ha dimostrato ancora una volta le sue indubbie capacità per quello che concerne la scrittura e la trama, State of Mind mette in luce come gli sviluppatori debbano ancora affinare le loro capacità sul fronte del gameplay. L’introduzione della visuale in terza persona ha permesso al team di sviluppo di affrontare le classiche meccaniche delle avventure punta e clicca in un ambiente tridimensionale giovando, indubbiamente, all’immedesimazione.

Se l’immedesimazione si attesta su buoni livelli e scorrazzare per la Berlino immaginata dal team Daedalic è piacevole è quando siamo a contatto con le dinamiche di gioco che State of Mind crolla su se stesso e lo fa a causa della sua staticità di fondo. Dopo qualche ora ci sembrerà infatti che il mondo di gioco risponda poco e male alle nostre scelte e da State of Mind ci saremmo aspettati qualcosa di più (e di meglio) a riguardo. Sia chiaro: i puzzle sono divertenti e esplorare l’ambiente è piacevole (anche se forse un po’ troppo guidato) ma la sensazione di “gioco a metà” si sente finta subito.
 
A dare una sferzata ci provano i momenti più action ma qui si nota, in misura ancora maggiore, quanto Daedalic debba lavorare sodo su questo fronte: purtroppo i momenti action non riescono a reggere il confronto con i competitor e State of Mind paga il dazio di una gestione un po’ approssimativa di queste meccaniche. Sia chiaro: non vogliamo smontare il titolo del team tedesco, solo che Daedalic ci ha abituato più e più volte a lavori eccellenti (come Silence, o Caos a Deponia oppure I pilastri della Terra) e le aspettative erano quindi altissime. 
 
State of Mind

L’arte e la tecnica di State of Mind

Parlando di direzione artistica e di tecnica torniamo a elogiare il titolo di Daedalic: State of Mind è bello da vedere e da vivere. Come scrivevamo sopra la riproduzione della Berlino del 2048 è immersiva e la città è viva e vibrante ma non solo, anche la colonna sonora che ci accompagna durante l’avventura ci aiuta a vivere questa città virtuale.

La scelta di un design low-poly (che ben si sposa con la natura low-budget del titolo) riesce a sopperire alle esose richieste tecniche richieste per un titolo di questa natura. Anche se le animazioni non sono il massimo, le texture decisamente basilari è la direzione artistica che riesce a dare ampio respiro a State of Mind e a immergere il giocatore in una città virtuale emozionale.

Un altro fattore aiuta il giocatore a “sentirsi a casa” e questo è l’ottimo doppiaggio che la produzione teutonica mette in campo: State of Mind è infatti perfettamente doppiato (in inglese) con un’ottima recitazione e, per i non anglofoni, sottotitolato anche in italiano
 
State of Mind 

State of Mind

State of Mind è un titolo che “ce la fa per metà”, forte di una storia intrigante e ricca di colpi di scena (con qualche caduta di stile a metà avventura ma niente di cui preoccuparsi) ed estremamente coinvolgente. Colpisce anche la natura matura della produzione che offre una propria visione del futuro e di tematiche scottanti ed estremamente attuali ma che cade su un gameplay abbastanza piatto e monocorde

7.5

Trama 9.00

Gameplay 6.00

Arte e tecnica 8.00

Pro:

ottima scrittura

tre finali diversi

ottime ambientazioni

Contro:

gameplay piatto

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