9.5

Recensione Prey

Vestiamo i panni di Morgan Yu e affrontiamo Talos I e i suoi orrori, quella che sembrava una giornata come tante diventa l'inizio di un incubo e solo noi possiamo mettere la parola fine a tutto questo.

Arkane Studios ritorna e lo fa in grande stile

Fin dal suo primo annuncio, il nome di Prey ha catalizzato l’attenzione di stampa e critica videoludica senza mezze misure, il nome del gioco era decisamente altisonante, il nome degli sviluppatori roba da far rizzare i peli sulla schiena e Bethesda, il publisher, una garanzia di liquidità per creare un prodotto di primissimo piano.

Oggi, a distanza di pochi giorni dall’uscita possiamo finalmente dirlo: Prey è un fottuto capolavoro, ma andiamo con ordine e scopriamo cosa rende il nuovo titolo di Arkane Studios e Bethesda un titolo che deve assolutamente entrare nella vostra collezione.
 
Prey

Una storia da vivere

Non parleremo della trama di Prey, ne accenneremo solo un breve incipit (che potete provare voi stessi tramite la demo disponibile per XBOX One e Playstation 4) perché non vogliamo rovinarvi un singolo istante del gioco, non vogliamo assolutamente farvi “dar per scontato” quell’elemento o quell’altro colpo di scena, perché vogliamo che chiunque legga queste parole resti estasiato e a bocca aperta, esattamente come è successo a noi, di fronte a determinate scene.
 
Per chi avesse giocato ad Half Life, i due System Shock o ai più recenti Bioshock proverà, fin dai primi minuti, uno strano senso di dejavu, qualcosa che ti formicola in testa e ti fa sentire in posti familiari, che ti fa rivivere sensazioni già vissute in precedenza ma in contesti differenti. L’arrivo agli uffici TRANSTAR ad inizio gioco vi riporterà alla mente il tragitto di Gordon Freeman all’ingresso di Black Mesa, con la stessa capacità di calamitare l’attenzione del giocatore all’ambiente circostante. L’entrata in Talos I vi farà rivivere l’arrivo a Rapture, riportando a galla le stesse emozioni claustrofobiche, la stessa sensazione di calma piatta ed abbandono anche se Talos I non è abbandonata in fondo al mare.
 
Corre l’anno 2032 e Talos I è il risultato di un avanzamento tecnologico impensabile ai giorni nostri, in un universo parallelo dove J.F. Kennedy non è stato assassinato e gli Stati Uniti non sono entrati in guerra con il Vietnam, Americani e Russi hanno cooperato per rendere il sogno di Talos I realizzabile, e così è stato. A bordo della base spaziale (orbitante intorno alla Luna) vengono svolti esperimenti delicatissimi in un contorno stilistico e ambientale unico con elementi altamente futuristici in completa contrapposizione con tecnologie “antiquate” come enormi mainframe con nastri magnetici e lampade in stile anni 30.
 
E’ la mattina del 15 marzo 2032, la sveglia suona e dobbiamo recarci sul nostro posto di lavoro, pronti per iniziare una giornata di test, una giornata come tante altre all’apparenza, la prima giornata della nostra storia…
 
Prey

Hey, guarda dietro di te, un FPS a tre teste!

Uno dei punti fondamentali prima di iniziare a parlare del gameplay di Prey è riuscire a darne una definizione di “classe”, bene abbiamo appena iniziato e già dobbiamo fermarci a riflettere e a mettere i puntini sulle “i”. Se il Prey originale di 3DRealms era un FPS a tutti gli effetti (con un sistema fighissimo basato sui portali e sul loro utilizzo), il nuovo Prey di Arkane Studios non può essere definito come un normale First Person Shooter.
 
Certo spariamo, certo siamo in prima persona, ma la miriade di sfaccettature che caratterizzano gameplay e fruizione del titolo ne proibiscono la classificazione rigida in genere “FPS”. Prey presenta infatti un insieme articolato di modalità, fatto di sparatorie, crafting, crescita del personaggio ed esplorazione, è difficile riuscire a trovare una parte che sovrasti le altre, il titolo di Arkane Studios è infatti un mix perfettamente riuscito di generi. Imparare a giocare a Prey vuol dire capire come adottare il sistema migliore per risolvere le situazioni che ci vengono man mano presentate. Possiamo quindi decidere che genere di approccio utilizzare per proseguire nel gioco, vogliamo avanzare in modalità stealth per prendere di sorpresa gli avversari? Possiamo! Prediligiamo invece gli scontri diretti? Molto bene, il gioco non ce lo impedisce, un po’ come succedeva in Dishonored e Dishonored 2 (qui la nostra recensione del secondo capitolo) il mondo di gioco si lascia affrontare in diversi modi, con una naturalezza che ha dell’incredibile. Non solo il combat system è toccato da questa malleabilità, ma anche la stessa esplorazione. Le varie ambientazioni si sviluppano infatti in location sempre molto complesse e articolate, ma non per questo arzigogolate o di difficile interpretazione.

Grazie al cannone GLOO poi l’esplorazione e il gameplay in generale guadagnano una marcia in più. Tramite quest’arma (che è in grado di sparare della specie di schiuma solidificante) possiamo creare dei veri e propri percorsi alternativi per i livelli (oltre che riparare fughe di gas, immobilizzare i nemici, creare ripari o risolvere semplici enigmi), insomma il cannone GLOO è la “Gravity Gun” di Prey ed era da tanto tempo che un’arma non veniva utilizzata in modo così profondo e intimo nel gameplay di un gioco. Il GLOO cannon è stato inserito nel gioco per permettere al giocatore di sperimentare, di avere un asso nella manica, uno strumento in grado di cambiare radicalmente la fruizione di un livello e la sua esplorazione.
 
Tornando al discorso di approccio al titolo e modalità di gioco, è possibile far crescere Morgan Yu utilizzando le Neuromod una specie di corrispettivo dei plasmidi di Bioshock in chiave decisamente sci-fi. Tramite le Neuromod il protagonista può apprendere abilità che gli consentono di affrontare il gioco nel modo a noi più congeniale. Questi upgrade si dividono in diversi rami di abilità, tecnologici ed alieni e ci consentono di apprendere le competenze di hacking o di sollevare pesi, di trasformarci in oggetti (utilizzando le stesse caratteristiche dei nostri avversari Mimic) piuttosto che migliorare le nostre performance in combattimento ecc ecc.


Prey

20.000 leghe sopra i mari

Il lavoro svolto dai ragazzi di Arkane Studios per quello che riguarda la direzione artistica ha dell’incredibile. Prey riesce ad amalgamare alla perfezione ambientazioni della sci-fi più classica e a riproporle con uno stile unico e inconfondibile. Molti dei dettagli, degli oggetti e di tanti altri elementi sembrano usciti dai libri di fantascienza degli anni 70. Talos I unisce uno stile fortemente retrò a tecnologie futuristiche e il tutto, incredibilmente, non stona affatto. A prima vista Prey sembra un Dishonored ambientato nello spazio, il design del protagonista, certi nomi che compaiono in libri e appunti e i personaggi con cui abbiamo a che fare ricordano molto la gente di Dunwall e Karnaca.
 
Anche se Bethesda ha fatto un gran lavoro di comunicazione e marketing già molti mesi prima dell’uscita del titolo, preparando i giocatori con video di gameplay e filmati dedicati alle armi o alle modalità di gioco, con notizie a cadenza quanto meno settimanale e articoli di vario genere, vedere finalmente il tutto girare davanti ai nostri occhi ha del fantastico.
Tecnicamente parlando Prey si difende molto bene, il gioco gira fluido e non abbiamo riscontrato grossi problemi di rallentamento o altro (la nostra prova è stata effettuata su XBOX One).
 
Il problema più grosso che abbiamo trovato è relativo ai tempi di caricamento, magagna che sembra affliggere diversi giochi negli ultimi tempi. Se all’inizio della partita non ci farete molto caso, progredendo nel gioco la cosa si fa più fastidiosa perché vi capiterà più spesso di dover cambiare livello per portare a termine una side quest o per hackerare una particolare cassaforte che non eravate in grado di aprire prima.
 
Prey utilizza il CryEngine, usato recentemente anche da Sniper: Ghost Warrior 3 (di cui potete leggere qui la nostra recensione) e anche in questo caso il motore di Crytech fa il suo sporco lavoro alla grande.
Come dal punto di vista artistico e grafico, anche dal comparto audio non si può che tessere le lodi del lavoro svolto. Una colonna sonora degna di una produzione tripla A . Gli effetti sonori perfettamente adatti all’ambiente e aiutano il giocatore a “sentire” l’ambiente circostante. Anche il silenzio in Prey gioca un ruolo fondamentale, e anzi molto spesso è proprio il totale silenzio a rendere e creare la tensione, l’attesa di pericolo. Una nota a parte va fatta al doppiaggio, in un momento storico dove in alcuni casi i titoli non vengono nemmeno sottotitolati in italiano (chi ha detto Torment: Tides of Numenera?) Prey propone un doppiaggio in italiano eccezionale, di altissimo livello, e quando questo succede va detto e sottolineato.
 
Prey

Prey

Parliamo subito del voto e togliamoci il sassolino dalla scarpa, il 9,5 di Prey può sembrare un voto alto, molto alto, ad alcuni troppo. In realtà il 9,5 premia la completezza del titolo, le sensazioni che è in grado di trasmettere e la cura che Arkane Studios ha saputo infondere nel titolo. Prey ha difetti? Certamente! Le fasi di shooting non sono le più  riuscite dell’ultimo periodo, la grafica poteva essere più “pompata” (anche se l’effetto “wow” è preservato) e i tempi di caricamento sono certamente lunghi, anche troppo in alcuni frangenti. I difetti elencati non scalfiscono però minimamente la maestosità dell’opera pubblicata da Bethesda. Il 9,5 assegnato serve anche a distinguere la vera eccellenza dagli ottimi titoli usciti in questo periodo (e sono veramente tanti, sia produzioni tripla A che titoli indie). Arkane Studios ha saputo dimostrare, ancora una volta, cosa è in grado di fare e l’ha fatto con grande stile e classe.

9.5

Trama 9.00

Gameplay 9.00

Arte e tecnica 9.00

Pro:

impressionante e profondo

gameplay vario

Contro:

tempi di caricamento lunghi

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