8.5

Recensione Phantom Trigger - Una sorpresa decisamente gradita

I ragazzi del Bread Team hanno definito Phantom Trigger un Hardcore Neon Slasher, un misto tra roguelkie, twin stick shooter e RPG. Scopriamo insieme i punti di forza di questo titolo!

Vite parallele

Su queste pagina abbiamo parlato spesso di rogue-like, ormai sono diventati praticamente una moda (avete letto l’ultima recensione di Wizard of Legend? Giusto per fare un esempio). Al netto di tutto sembra che la moda non passi e che orde di sviluppatori indipendenti stiano riversando la loro creatività nel genere e, se i risultati sono questi, è davvero un’ottima notizia. Oggi parliamo di un altro esponente del genere: Phantom Trigger: un rogue-like che saprà catturarvi fin dalla prima schermata e per una moltitudine di motivi. Ma andiamo con ordine e procediamo nella nostra recensione di Phantom Trigger.

Phantom Trigger

La trama di Phantom Trigger

Hey che colori psichedelici! Ma oltre al comparto grafico e a tutti questi movimenti rapidi e che richiedono una gran prontezza di riflessi cosa c’è? Esiste una solida struttura narrativa in Phantom Trigger? Beh possiamo togliere subito il velo a questa domanda e rispondere con un sicuro: Si, pur non raccontando una trama estremamente originale, Phantom Trigger ha qualcosa da raccontare.

La trama in Phantom Trigger è narrata passo per passo, quasi centellinata e divisa tra due mondi. Nel titolo del Bread Team impersoniamo Stan, un uomo a cui è stat diagnosticata una malattia particolarmente rara e aggressiva. L’ultima possibilità del nostro eroe è quella di sottoporsi ad una cura sperimentale che, a detta dei medici, potrebbe salvargli la vita e strapparlo così dalle grinfie della morte. Unica controindicazione: non si conoscono i reali effetti della cura, o meglio, non si riescono a definire con precisione. Senza ormai una vera e proprio alternativa Stan decide di sottoporsi alla cura e, di colpo, ci troviamo catapultati in un universo alternativo diametralmente opposto al nostro.

Lasciamo i panni di Stan e ci ritroviamo in quelli di uno straniero, appena approdato in una terra tanto misteriosa quanto carica di insidie. Il gioco si sviluppa proprio su questa dualità, dove fanno capolinea diversi personaggi e dove, pian piano viene spiegato il legame tra Stan e l’individuo vestito di cenci che combatte contro mostri nelle lande lontane.

Phantom Trigger

Il gameplay di Phantom Trigger

Ed eccoci arrivati al caposaldo della produzione: il gameplay. Come molti dei roguelike sviluppati da altrettanti studi indie (avete letto la nostra recensione di Wizard of Legend?), anche i ragazzi del Bread Team hanno optato per un approccio “gameplay first” se così possiamo definirlo.

Pad alla mano Phantom Trigger si presenta come un action in 2D assimilabile ad un roguelike con componenti ruolistiche dosate nella giusta quantità e una difficoltà tarata sul medio-alto, giusto per tenere il giocatore costantemente sull’attenti. Se abbiamo appena scritto che la difficoltà del titolo è tarata su un livello medio-alto dobbiamo anche rincuorarvi nel dire che apprendere le basi del gameplay e delle varie meccaniche del titolo è semplice, il nostro eroe è in grado di schivare ed eseguire una serie di combo che ci risulteranno fin da subito naturali, il problema sarà farle proprie e sfruttarle al meglio perché Phantom Trigger non ammette errori.

Un po’ come accade nei vari Dark Souls un errore potrebbe fare tranquillamente la differenza tra la vita e la morte. Oltre ad un gameplay frenetico e stratificato ricco di sfumature legate alle combo e agli avversari che ci troviamo di fronte, Phantom Trigger offre una meccanica di crescita del personaggio un po’ particolare. Il titolo dei ragazzi del Bread Team infatti non vi permetterà di incrementare le vari stat del personaggio al passaggio di livello ma avrete la possibilità di aumentare il numero di combo a votare disposizione per essere ancora più letali sul campo di battaglia. A mitigare il rischio frustrazione generale c’è un sistema di checkpoint che viene in aiuto del videogiocatore. Ma quindi Phantom Trigger è solo ammazza-ammazza per n livelli? No, Phantom Trigger è costellato di piccoli enigmi e puzzle ambientali che dobbiamo necessariamente risolvere per poter proseguire nell’avventura. 

Phantom Trigger

L’arte e la tecnica di Phantom Trigger

Dal punto di vista artistico Phantom Trigger è sublime. La direzione artistica è chiara, focalizzata ed efficace e riesce a trasmettere al giocatore sensazioni ed emozioni discordanti e lo fa utilizzando sia la parte grafica che quella sonora. La scelta della palette cromatica del mondo al neon è azzeccata ed estremamente efficace anche a livello di gameplay vero e proprio. I colori degli avversari e degli elementi a schermo sono funzionali alle meccaniche di gioco e di risoluzione degli enigmi e questa amalgama risulta solida.

Tutto nelle ambientazioni, nello stesso protagonista e negli avversari chiama a gran voce un senso di decadimento e desolazione che viaggia di pari passo con la narrazione per riuscire ad essere il più comunicativo possibile. Anche dal punto di vista tecnico la produzione di Phantom Trigger è senz’ombra di dubbio di alto livello, i ragazzi del Bread Team hanno curato ogni più piccolo del dettaglio della loro creatura e hanno proposto una grafica in pixel art di ottima fattura. A corollario di tutto questo la colonna sonora e gli effetti riescono a disegnare un quadro artistico e tecnico di sicuro spessore. 

Phantom Trigger 

Phantom Trigger

Phantom Trigger va ad infilarsi in quella corrente di produzioni indie dedicata ai roguelike che sta riscuotendo un ottimo successo. La qualità del titolo è indubbia così come la cura nei dettagli che i ragazzi del Bread Team hanno riposto nella produzione del gioco. Consigliato a chi non si abbatte alle prime difficoltà e vuole cimentarsi in un titolo che mette alla prova le proprie capacità.

8.5

Trama 8.00

Gameplay 8.50

Arte e tecnica 8.50

Pro:

gameplay profondo

Contro:

difficile

non adatto a tutti

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