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Recensione Max: The Curse of Brotherhood per Nintendo Switch

Max arriva anche su Nintendo Switch con Max: The Curse of Brotherhood, un'avventura che vi obblighera' ad usare cuore e cervello

Non ti voglio più vedere!

Oggi parliamo di Max: The Curse of Brotherhood, titolo dei ragazzi di Press Play che, dopo essere uscito per praticamente tutte le piattaforme presenti sul mercato si affaccia anche all’ultimo arrivato in casa Nintendo: Switch. Se conoscere già le avventure del piccolo Max potete saltare a piè pari il paragrafo riguardante la trama e fiondarvi direttamente a quello relativo al gameplay, quel che conta è che continuate a seguirci nella nostra recensione di Max: The Curse of Brotherhood!

Max: The Curse of Brotherhood

La trama di Max: The Curse of Brotherhood

Di anni ne sono passati da quando Max: The Curse of Brotherhood uscì su XBOX One e PC, per poi affacciarsi alla (mitica) XBOX 360 e, successivamente venire pubblicato anche su Playstation 4. Dopo il lancio sulla console di casa Sony gli sviluppatori danesi ne annunciarono la release anche per Nintendo Switch. La trama è rimasta invariata in ogni versione del gioco trattandosi, a tutti gli effetti, di un vero e proprio porting.

Max: The Curse of Brotherhood inizia con Max e il suo fratello che discutono, passano pochi secondi dal desiderio di Max di veder sparire il suo fratellino al momento in cui, tramite un portale interdimensionale, quest’ultimo viene effettivamente risucchiato via. A Max non resta molto altro da fare che saltare anch’egli nel tunnel spaio-temporale e cercare di riportare a casa il fratellino.

Sin dalle prime battute di Max: The Curse of Brotherhood si nota come i ragazzi di Press Play hanno cercato di lavorare sull’empatia cercando di far nascere in ognuno di noi quell’emozione di odio/amore che si prova per i propri fratelli (sopratutto quando si è ancora ragazzini). La narrazione procede lineare e, livello dopo livello, scopriamo il lato più artistico di Max che sarà anche quello che gli salverà, a più riprese, la pellaccia. E’ infatti grazie ad un pennarellone magico che il nostro eroe riuscirà ad arrivare indenne (o almeno si spera) ai titoli di coda. 

Max: The Curse of Brotherhood

Il gameplay di Max: The Curse of Brotherhood

Max: The Curse of Brotherhood è un titolo che difficilmente passa inosservato una volta che prendiamo tra le mani il pad (o che nel caso specifico, la console) e iniziamo a giocare. Questo perché i ragazzi di Press Play sono riusciti a portare, in un platform dall’impostazione abbastanza tradizionale, un sistema di puzzle ed enigmi lineare ma al contempo appagante. Il nostro eroe infatti potrà utilizzare un magico pennarello gigante per interagire, e modificare, il mondo intorno a lui. Non tutto nel livello interagisce con il l’evidenziatore del nostro protagonista, ci sono infatti punto specifici dove poterlo utilizzare.

E’ interessante notare anche come gli sviluppatori di Press Play hanno implementato i vari poteri che abbiamo a disposizione. E’ possibile disegnare linee (che diventano liane) ad esempio. Per bilanciare il gameplay e fare in modo che il livello non diventi un piccolo “Paint” il pennarello ha una quantità di inchiostro limitata e questo ci obbliga a ragionare e ad essere precisi per ottenere i risultati sperati.

E’ proprio questa caratteristica che unisce puzzle a fisica a rendere Max: The Curse of Brotherhood un titolo fuori dagli schemi e completo nel suo insieme. Per poter affrontare il gioco dovremo infatti dimostrare capacità tipicamente da platform a intuizioni tipiche dei puzzle game. Gli enigmi proposti, pur non risultando mai impossibili da risolvere, ci presenteranno una sfida ben bilanciata e ci obbligheranno a volte ad utilizzare un minimo di pensiero laterale. E’ proprio la sua dicotomia nelle meccaniche di gioco che ha fatto tanto apprezzare Max: The Curse of Brotherhood sia alla stampa specializzata che ai giocatori.

Max: The Curse of Brotherhood

L’arte e la tecnica di Max: The Curse of Brotherhood

Se parliamo di direzione artistica non possiamo che dirci sodisfatti di quello che gli sviluppatori danesi hanno messo sul piatto. Partiamo dal presupposto che stiamo recensendo un porting e che la versione per Nintendo Switch che abbiamo provato non cambia di una virgola l’art direction del titolo. Già dal suo (ormai) lontano debutto, Max riuscì a fare breccia nei cuori dei videogiocatori e, pur non diventando un’icona del media come Mario o Sonic, è riuscito a raccogliere un buon numero di appassionati intorno a se.

Se dovessimo descrivere con una sola parola Max: The Curse of Brotherhood dal punto di vista stilistico lo definiremmo “bilanciato”, perché è proprio il bilanciamento nelle scelte cromatiche, nel design dei livelli a renderlo piacevole e al contempo “leggero”.

Dal punto di vista tecnico questa produzione per Nintendo Switch non mostra lacune di alcun tipo e riesce anzi a riportare quanto di buono avevamo già visto e giocato su XBOX One e Playstation 4. Anche in questo caso, la caratteristica di Nintendo Switch di poter far giocare questi titoli spaparanzati sul divano o durante un viaggio in metro diventa davvero un punto di forza. Ottimo anche il comparto audio che si adatta in modo ottimale ai vari ambienti e alle varie situazioni presenti a video. 

Max: The Curse of Brotherhood 

Max The Curse of Brotherhood

Max: The Curse of Brotherhood è un titolo che fa sempre piacere giocare, ogni volta che l’abbiamo provato su piattaforme diverse (dal suo debutto su XBOX One fino al porting per Nintendo Swtich) ha saputo regalarci quella sensazione di “fresco” che non sempre si riesce a trovare nelle produzioni videoludiche. Se state cercando un platform game che vi permetta anche di far lavorare un po’ il cervello Max: The Curse of Brotherhood è il titolo che fa sicuramente al vostro caso.

8

Trama 7.50

Gameplay 8.00

Arte e tecnica 7.00

Pro:

buona unione di platform ed enigmi

Contro:

nessuna novità rispetto alle altre edizioni

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