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Recensione Ink - Giochiamo col colore

Oggi parliamo di un platform davvero particolare dove prima di tutto dobbiamo imparare a scoprire i livelli, stiamo parlando di Ink!

Psichedelia, tutte le feste ti porti via

Iniziamo la recensione di INK, platform decisamente atipici, citando Elio e le Storie Tese perché, dopo qualche partita al suddetto platform comincerete a vedere colori sgargianti ovunque e non solo quelli!

INK

Dark Room

INK non ha una vera e propria storia, non c’è un racconto che sorregge il gameplay, il titolo sviluppato da Zack Bell Games e pubblicato da Digerati si base unicamente sul suo gameplay sul suo impatto scenico.

Non ci sono gesta da narrare ne eroi da impersonare, in INK siamo semplicemente un quadratino bianco in un mondo nero, tutto nero e il nostro obiettivo è semplice: raggiungere l’uscita del livello.

Gli sviluppatori hanno messo a disposizione dei giocatori 75 livelli di difficoltà crescente in cui sbizzarrirsi e trovare il modo per arrivare alla fine, trovare il modo di arrivare alla fine è il compito che spetterà a noi.

INK

Super Meat Square

Togliamoci subito l’elefante dalla stanza, INK è un platform difficile, in cui i riflessi pronti sono fondamentali per arrivare alla fine del livello ma mai ingiusto col giocatore, se ci lasciamo le penne è solo colpa nostra. Le meccaniche di gioco sono tanto semplici quanto geniali: siamo un quadratino bianco in un livello completamente nero, all’inizio di ogni livello non ne consoceremo la struttura (e non è detto che la sconosceremo anche una volta finito), saremo noi che dovremo colorare i vari elementi e le varie piattaforme per poterli sfruttare per arrivare alla tanto agognata porta d’uscita. Abbiamo a disposizione un doppio salto e la possibilità di saltare sulle pareti (un po’ come accadeva in Super Meat Boy) e in effetti lo schema di comandi lo ricorda molto da vicino, con la differenza che qui non abbiamo la possibilità di accelerare la nostra corsa.

Soltanto sulle pareti o utilizzando il doppio salto che lancia gocce di colore si scopre man a mano il livello, anche se dovessimo morire (cadendo nel vuoto, per trappole o per gli avversari) al nostro ritorno dovremo ricominciare il livello da capo ma con lo ritroveremo con i colori con cui l’avevamo lasciato. Ogni morte in INK è propedeutica per procedere nel livello e terminare i livelli avanzati senza morire è praticamente impossibile.

Un po’ come in Dark Sousl, anche in INK la morte è componente fondamentale del gameplay e passaggio obbligato per conoscere il livello e gli avversari da affrontare. La difficoltà è ben calibrata, INK introduce vari elementi, come gli avversari, i collezionabili o le trappole gradualmente permettendo al giocatore di apprendere le nuove meccaniche senza eccessivi traumi. Il titolo presenta anche delle simpatiche boss fight (forse un po’ dozzinali) che spezzano la sequenza di livelli. Come scrivevamo poco sopra preparatevi ad affrontare un gioco difficile ma non punitivo dove le stil del giocatore valgono più di qualsiasi cosa.

INK

Ci vuole un grande pennello 

INK riesce a differenziarsi dal resto dei platform in commercio per la forza della sua idea di base, ambientare un platform in uno schermo completamente nero dove l’importanza di effettuare salti millimetrici è fondamentale era un’operazione da pazzo furioso o da genio, beh siamo nella seconda ipotesi. Il level design dei livelli è sempre ottimo e in linea con le aspettative di crescita della difficoltà.

Vedere il mondo di gioco che si colora al nostro passaggio è, in prima battuta, davvero “strano”, in un ambiente dove ormai siamo abituati a giudicare il tutto dalla vista e dal primo sguardo trovare qualche che toglie tutto per farlo scoprire è straniante, ma bello, molto.

Adattissima anche la colonna sonora che accompagna ogni salto, ed ogni imprecazione, in maniera perfetta. Il titolo non tradotto in italiano ma non ne sentirete minimamente la mancanza per quanto sono rari i testi a schermo.

INK

Ink

INK è una sfida che ogni amante dei videogiochi dovrebbe provare ad affrontare. E’ un po’ Super Meat Boy o Spelunky, il vero fulcro del titolo è la sfida con se stessi e con il gioco. I complimenti vanno ai ragazzi di Zack Bell Games che sono stati capaci di creare un gioco difficile ma in grado di tenere il giocatore incollato alla sedia “perchè questo livello lo devo finire! Ormai ho capito come fare!”.

8

Trama 7.00

Gameplay 8.50

Arte e tecnica 8.00

Pro:

gameplay raffinato

Contro:

difficile

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