Di scimmioni e principesse
Correva l'anno 1981 quando Nintendo portò nelle sale giochi
Donkey Kong, stiamo parlando esattamente di quarant'anni fa e il mondo videoludico era molto, molto diverso di quello che tutti conosciamo oggi. Inutile dire che per l'epoca Donkey Kong era un titolo decisamente avanzato e ottenne un grande successo tantè che fu poi convertito per praticamente tutti i dispositivi disponibili (ne esisteva anche una versione
Game & Watch). Ma perchè siamo andati a ripescare questo pezzo di storia del videoludo? Beh ma perchè oggi parliamo di un titolo che omaggia il famoso titolo Nintendo portando il medesimo gameplay ma ai giorni nostri. Seguiteci quindi per vedere come se la cava
Castle Kong, titolo arcade sviluppato dai ragazzi di Drowning Monkeys nella nostra
recensione di Castle Kong per Nintendo Switch.
La trama di Castle Kong
E' possibile parlare di trama in un videogioco che ha quarant'anni sulle spalle? Beh come abbiamo già visto più volte in passato quando si parla dei primi videogiochi l'aspetto narrativo non era certo la priorità degli sviluppatori. Da questo punto di vista anche il famoso
Donkey Kong dal quale
Castle Kong prende (grande) ispirazione non faceva differenze. Se nel classico Nintendo lo scopo del gioco vestivamo i panni di
Jumpman con l'intento di salvare
Pauline (si, la stessa che potete trovare anche nel ben più recente
Super Mario Odyssey) dal temibile gorillone (
Donkey Kong appunto) le cose non cambiano molto in
Castle Kong.
In
Castle Kong cambiano un po' le ambientazioni e piuttosto che vestire i panni di un carpentiere (che diventerà poi il famoso
Mario) qui interpretiamo
PauperBoy. un contadino che deve salvare la sua amata principessa (
PrincessGirl) dal malvagio
BaronMan. Ed ecco quindi che al posto del gorilla abbiamo a che fare con il classico nobile che elargisce soprusi a destra e a manca. La trama non ha molto altro da offrire, livello dopo livello siamo chiamati a tentare di salvare la principessa senza che un reale racconto scandisca i vari momenti di gioco.
Non abbiamo altro da aggiungere sotto questo punto di vista se non che il fatto che
Castle Kong non sia localizzato in italiano non risulta un grosso problema visto e considerato quanto poco incide la trama all'interno del titolo.
Il gameplay di Castle Kong
Se è vero che i titoli "classici" non facevano grande affidamento sul comparto narrativo è altrettanto vero che praticamente tutto il focus dei titoli di quel periodo era basato sul gameplay e anche
Castle Kong non fa eccezione. La meccanica alla base del gioco è semplicissima: il nostro obiettivo è quello di raggiungere l'ultimo livello di una torre e salvare la principessa, per fare questo il nostro personaggio (
PauperBoy) può saltare ed arrampicarsi salendo piattaforma dopo piattaforma evitando gli ostacoli e le trappole messe in pista da BaronMan. In buona sostanza ci si trova di fronte ad un platform a scorrimento verticale dove il livello occupa l'intera porzione dello schermo) e dove i riflessi pronti e l'attenzione generale sono i due punti di riferimento per passare dalla vita alla morte.
Castle Kong dimostra come meccaniche di gameplay vecchie di quarant'anni siano ancora divertenti, ma quanto può "tenere" il divertimento in termini di tempo?
In
Castle Kong però non dovrete soltanto saltare ed evitare gli ostacoli, alcuni power up sparsi per il livello (sostanzialmente dei rastrelli) permettono al nostro personaggio di distruggere elementi che ostruiscono il passaggio o eliminare le trappole che si trova di fronte. Mentre PauperBoy impugna un rastrello però perde la possibilità di saltare e quindi dovrete prestare particolare attenzione a quando recuperare questo power up. Come avrete ben inteso i comandi sono davvero molto semplici e ridotti all'osso, potete muovervi in tutte e quattro le direzioni, utilizzare il rastrello (nel caso lo troviate nel livello) e saltare. Parlando del salto dobbiamo sottolineare come anche questa meccanica molto comune sia particolarmente punitiva in
Castle Kong. Esattamente come nel titolo da cui prende spunto, il nostro personaggio potrebbe vedersi una bella schermata di Game Over nel caso in cui effettui un salto troppo alto (nemmeno necessariamente troppo) e quindi dovrete prestare molta attenzione anche alla altezze da cui vi lancerete.
Castle Kong riprende un'altra filosofia degli arcade dei primi anni 80: la morte permanente. La schermata di game over infatti vi riporterà ai titoli di coda e dovrete riaffrontare tutto il tragitto nuovamente (non importa dove eravate arrivati alla run precedente). A differenza di
Donkey Kong il titolo sviluppato dai ragazzi di
Drowning Monkeys introduce una nuova modalità chiamata
Torneo, no non troverete questa voce all'interno del gioco, per partecipare a questa modalità dovrete accedere alla
pagina ufficiale del gioco e seguire le istruzioni. La cosa positiva è che in palio troverete soldi veri (nel momento in cui scriviamo è attivo un torno da 3500 $). Infine vi portiamo una piccola chicca della
versione Nintendo Switch: se giocate in modalità portatile potrete decidere di tenere la console in verticale o in orizzontale e questa modifica cambierà significativamente il gameplay percepito, provare per credere.
L'arte e la tecnica di Castle Kong
Castle Kong non verrà certamente ricordato come il titolo con la miglior grafica del 2021, un po' rifacendosi all'arcade originale, un po' forse perchè la pixel art va sempre di moda, il titolo di
Drowning Monkeys presenta una comparto visivo ed una direzione artistica decisamente minimale. Come potete vedere dagli screen in questa pagina
Castle Kong presenta una pixel art molto semplice ma ben disegnata e chiaramente leggibile, fondamentale per supportare il gameplay espresso dal titolo.
Durante le nostre partite su
Nintendo Switch non abbiamo riscontrato problemi tecnici particolari,
Castle Kong si lascia giocare molto bene in portabilità e i vari livelli ci sono sembrati sempre molto leggibili anche sul piccolo schermo dell'ibrida di casa Nintendo. Tempi di caricamento rapidissimi e una buona fluidità generale rendono il titolo godibile.
Molto semplice anche la colonna sonora il cui unico rischio è quello di risultare ripetitiva già dopo poche partite.