Negli ultimi anni il panorama dei roguelite FPS ha visto una crescita esponenziale, con titoli che hanno cercato di reinventare la formula classica introducendo meccaniche sempre più audaci e frenetiche. Alcuni di questi esperimenti hanno avuto successo, altri sono caduti nel dimenticatoio, ma pochi hanno osato spingersi fino ai limiti dell’adrenalina pura come fa UNYIELDER. Sviluppato dal team singaporiano di TrueWorld Studios e pubblicato da SHUEISHA GAMES (che ringraziamo per averci fornito un codice per provare il titolo ndr.), questo titolo si presenta come un ibrido ambizioso che fonde elementi dei looter shooter alla Borderlands (vi siete persi la recensione di Borlderlands 4? Correte a leggerla!) con l’intensità dei boss rush e la rapidità dei movement shooter più estremi. La proposta è chiara: scattare, schivare, contrattaccare e sopravvivere in un inferno di metallo e proiettili dove ogni secondo può essere l’ultimo (un’esperienza che mette davvero alla prova i riflessi, ndr.). Se vi abbiamo incuriosito seguici nella nostra recensione di UNYIELDER per PC per scoprire se questo concentrato di caos e velocità riesce davvero a distinguersi in un mercato sempre più affollato.
La trama di UNYIELDER
La trama di UNYIELDER ci getta senza cerimonie nel cuore di una catastrofe già consumata, in un 1972 alternativo dove l’Antartica ha vissuto eventi apocalittici che hanno trasformato la sua capitale, Erebus, in un cimitero di acciaio arrugginito e detriti. Ci si risveglia come “Patty”, un nome attribuitoci da coloro che ci hanno trovato, senza memoria del passato e senza altra scelta se non quella di combattere per trovare una via d’uscita da questo inferno congelato. L’ambientazione post-post-apocalittica, come la definisce lo stesso team di sviluppo, si distingue per la sua natura stratificata: non siamo di fronte al primo disastro che ha colpito questo mondo, ma all’ennesimo di una serie di catastrofi che hanno progressivamente eroso ogni traccia di civiltà. Il Pneuma, questo misterioso sottoprodotto delle armi entropiche, ha sommerso la città come un’onda tossica, creando un paesaggio alieno dove solo i più tenaci possono sopravvivere. La scelta temporale del 1972 non è casuale ma rimane volutamente criptica, lasciando intuire una storia alternativa dove la Guerra Fredda ha preso una piega decisamente più apocalittica (un dettaglio che stimola la curiosità ma che il gioco non approfondisce quanto potrebbe... ndr.).
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Il tessuto narrativo si dipana attraverso cutscene e dialoghi che intercorrono tra i personaggi che abitano l’hub centrale, ma la modalità di presentazione della storia presenta alcune criticità evidenti. Gli NPC tendono a parlare tra loro piuttosto che rivolgersi direttamente al giocatore, creando un senso di alienazione che, sebbene possa essere intenzionale per sottolineare la condizione di estraneo del protagonista, finisce per rendere difficile l’immersione nella trama. I dialoghi sono carichi di riferimenti a una storia condivisa tra i personaggi, piena di sottintesi e conoscenze implicite che il giocatore non possiede, creando una barriera alla comprensione completa degli eventi.
Man mano che si procede nel gioco, è possibile raccogliere strani oggetti e piante che rivelano frammenti di memoria di un passato dimenticato, precedente all’apocalisse, aprendo interrogativi sulla vera identità del Pretender e sul suo ruolo nella caduta di Erebus. Questa struttura narrativa frammentaria si adatta al formato roguelite, dove la storia serve più come sfondo motivazionale che come elemento centrale dell’esperienza, ma chi cerca una narrazione coinvolgente potrebbe rimanere leggermente deluso dalla sua natura criptica e distaccata. Purtroppo dobbiamo segnalare che la localizzazione in italiano non è disponibile in UNYIELDER.
Il gameplay di UNYIELDER
UNYIELDER costruisce la sua intera esperienza attorno a una meccanica di combattimento che fonde la precisione dei movement shooter con l’aggressività dei character action game, creando un sistema che premia l’audacia e punisce l’esitazione. Il gunplay è eccezionale, con ogni arma che possiede un rinculo sostanziale che trasmette un senso di potenza senza diventare ingestibile. I proiettili hanno tempo di viaggio e caduta balistica, ma le hitbox dei nemici sono sufficientemente generose da non trasformare questi elementi in una frustrazione, bensì in un dettaglio che aggiunge profondità alle sparatorie. Il vero elemento distintivo del sistema di combattimento è la meccanica di contrattacco e parata, derivata direttamente dall’esperienza di DOOM (2016) ma portata a un livello di complessità superiore.
Il sistema di movimento di UNYIELDER è calibrato con precisione millimetrica
Quando un boss sta per sferrare determinati attacchi, appare un breve lampo di luce che segnala la possibilità di contrattaccare sparando o di parare colpendo il nemico corpo a corpo. Eseguire con successo una di queste manovre non solo infligge danni considerevoli e stordisce temporaneamente l’avversario, ma lo costringe anche a rilasciare munizioni, armatura e salute, le risorse vitali per sopravvivere. La finestra temporale per eseguire questi contrattacchi è estremamente ristretta, variando anche tra diversi nemici pur utilizzando gli stessi indicatori visivi, creando una curva di apprendimento ripida che può risultare frustrante inizialmente (soprattutto quando si passa dai boss tutorial ai veri avversari, la difficoltà aumenta esponenzialmente, ndr.).
Il sistema di movimento è calibrato con precisione millimetrica per permettere al giocatore di tenere il passo con boss che si muovono a velocità folli attraverso le arene di combattimento. Le quattro meccaniche principali sono il doppio salto per la verticalità, lo scivolamento per passare sotto ostacoli e proiettili, lo scatto per spostamenti orizzontali istantanei, e il rampino per avvicinarsi rapidamente ai nemici. Lo scatto è senza dubbio la meccanica più cruciale, con un cooldown talmente breve da essere quasi inesistente, permettendo di concatenare manovre evasive in rapida successione. Combinare queste abilità di movimento consente di eseguire scivolate e salti estesi che trasformano ogni battaglia in una coreografia frenetica dove l’inerzia e il tempismo sono tutto.
L'arte e la tecnica di UNYIELDER
UNYIELDER adotta un linguaggio visivo distintivo che mescola estetica anime con cel-shading sottile, creando un’identità grafica che si distingue immediatamente nel panorama affollato degli sparatutto roguelite. La palette cromatica è deliberatamente smorzata e dominata da toni ruggine, grigi metallici e marroni industriali che evocano perfettamente l’atmosfera di un’Antartica post-apocalittica sepolta sotto i detriti di guerre dimenticate. Questa scelta di colori desaturati non è solo una decisione stilistica, ma serve uno scopo funzionale cruciale: far risaltare con chiarezza cristallina gli attacchi dei boss e le zone di pericolo.
Dal punto di vista puramente tecnico, il gioco dimostra una stabilità encomiabile nonostante la quantità sbalorditiva di effetti particellari, proiettili e detriti che riempiono costantemente lo schermo durante i combattimenti più intensi. L’utilizzo di Unreal Engine 5 con sistemi avanzati come Lumen per l’illuminazione globale dinamica e Niagara per gli effetti particellari garantisce che ogni esplosione, ogni scia di proiettile e ogni impatto possieda un peso visivo considerevole senza compromettere le prestazioni. Il sistema di illuminazione contribuisce significativamente all’atmosfera, con contrasti marcati tra zone d’ombra profonde e bagliori intensi generati dalle armi e dagli attacchi dei boss.
La colonna sonora di UNYIELDER è stata composta da un team di tre musicisti (Karu, Hazel Ho e Hohenheim) che hanno lavorato al progetto per diversi anni prima del lancio. Il risultato è una soundtrack elettronica intensa e pulsante che si integra perfettamente con il ritmo frenetico del gameplay, fornendo un tappeto sonoro energico che accompagna senza mai sovrastare i suoni fondamentali del combattimento.
UNYIELDER rappresenta un esperimento audace nel panorama degli sparatutto roguelite, un titolo che non ha paura di alzare l’asticella della difficoltà fino a livelli che metteranno alla prova anche i veterani più incalliti del genere. TrueWorld Studios ha creato un’esperienza che privilegia il puro skill meccanico e la memorizzazione dei pattern nemici, costruendo un gameplay loop che oscilla costantemente tra frustrazione esaltante e soddisfazione assoluta quando finalmente si riesce a dominare un boss che sembrava impossibile. Il sistema di combattimento è solido e ben realizzato, con una profondità che si rivela progressivamente man mano che si padroneggia l’arte del contrattacco perfetto e si imparano le sfumature di ogni personaggio giocabile. Il sistema BYOBoss è genuinamente innovativo e offre quella rigiocabilità a lungo termine che spesso manca nei boss rush tradizionali, trasformando ogni run completata in un’opportunità per sperimentare nuove combinazioni e scoprire segreti nascosti.