Di follia, monasteri e altre amenità
Negli ultimi anni, il panorama videoludico ha visto una rinascita dei giochi tattici in tempo reale con elementi stealth, grazie a titoli come
Desperados III (ve la siete letta la nostra
recensione?) e
Shadow Tactics: Blades of the Shogun. In questo contesto,
The Stone of Madness (
titolo protagonista della nostra odierna recensione ndr.) si inserisce con una proposta intrigante, ambientata in un monastero spagnolo del XVIII secolo. Sviluppato da
The Game Kitchen, già noti per
Blasphemous, il gioco promette un’esperienza intensa e ricca di sfide. Ma sarà riuscito a distinguersi in un genere così competitivo? Abbiamo avuto modo di provare il titolo grazie ad un codice messo a disposizione dallo sviluppatore e siamo qui per raccontarvi come è andata la nostra prova. Scopriamolo insieme nella nostra
recensione di The Stone of Madness per PC.
La trama di The Stone of Madness
The Stone of Madness ci porta nel cuore dei
Pirenei del
XVIII secolo, in un monastero adibito a manicomio, un luogo tanto sacro quanto corrotto dalla violenza e dalla follia. Qui, un gruppo di prigionieri – ognuno con una propria storia e turbe mentali – cerca disperatamente una via di fuga. Il protagonista principale, Padre Alfredo Martín, è un sacerdote imprigionato con l’accusa di eresia, che ben presto si accorge che il vero male risiede proprio nelle mura che lo tengono prigioniero. A lui si affiancano quattro altri detenuti, ciascuno con un passato oscuro e una fobia debilitante che influenzerà il loro percorso verso la libertà.
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Acconsento, mostra il video
Uno degli aspetti più interessanti della
narrazione è il modo in cui il gioco intreccia il soprannaturale con la realtà storica dell’Inquisizione spagnola. Le condizioni disumane in cui sono tenuti i prigionieri, unite alle pratiche brutali del manicomio, dipingono un quadro crudele e inquietante della psichiatria dell’epoca. Ogni personaggio porta con sé un trauma che non solo influisce sulla storia, ma modifica anche il modo in cui il giocatore affronta le varie situazioni. Leonora, ad esempio, ha un terrore paralizzante per il fuoco, mentre Eduardo è terrorizzato dall’oscurità,
elementi che vanno oltre il semplice tratto narrativo per diventare vere e proprie limitazioni nel gameplay.
Il racconto si sviluppa in modo non lineare, con il giocatore che può scoprire nuovi dettagli sulla storia a seconda delle azioni intraprese e delle strategie adottate per la fuga. Ci sono diverse varianti negli eventi, che rendono ogni partita unica e spingono il giocatore a esplorare fino in fondo il monastero per svelarne i segreti più oscuri. Il fascino della narrazione non sta solo nella storia principale, ma anche nei documenti, nei dialoghi e nelle ambientazioni che raccontano una vicenda di disperazione e sopravvivenza. L'
assenza della localizzazione in italiano purtroppo però aiuta a immergersi ancora di più in questa atmosfera cupa e opprimente.
Il gameplay di The Stone of Madness
Sul piano del
gameplay,
The Stone of Madness si presenta come un gioco di strategia in tempo reale con una forte componente stealth e gestionale. Il giocatore ha il controllo di un gruppo di personaggi, ognuno con le proprie abilità e fobie, che devono collaborare per trovare una via di fuga. La chiave del gioco sta nel bilanciare attentamente le azioni di ciascun membro del gruppo, sfruttando le loro capacità senza far scattare allarmi o mandare nel panico un compagno. L’elemento più originale del gameplay è proprio la “pazzia” dei personaggi: più tempo passano nel monastero, più il loro stato mentale peggiora, portando a effetti imprevedibili che possono complicare la fuga.
The Stone of Madness obbliga il giocatore a fare i conti con la follia e con tutto quello che ciò comporta per i personaggi del titolo
Ogni livello è progettato come una sorta di
puzzle ambientale, dove il giocatore deve esplorare, evitare le guardie e sfruttare l’ambiente per creare percorsi sicuri. Le fobie dei protagonisti non sono solo un dettaglio narrativo, ma una vera e propria meccanica di gioco: se un personaggio è esposto a un elemento che lo terrorizza, può perdere il controllo, urlare e attirare l’attenzione delle guardie. Questo aggiunge una dose di tensione costante, perché basta un errore per compromettere l’intera strategia. I giocatori possono anche trovare medicine o tentare di curare i propri compagni, ma il rischio di peggiorare la situazione è sempre presente.
La varietà di approcci permette di affrontare il gioco in modi diversi: si può scegliere di essere furtivi e pazienti, aspettando il momento giusto per muoversi, oppure optare per un’azione più rischiosa e veloce. Il sistema di comandi però non sempre risponde in modo intuitivo, e a volte la gestione dei personaggi può risultare macchinosa, soprattutto nelle situazioni più caotiche. Alcuni problemi di pathfinding possono rendere difficoltoso il controllo del gruppo, causando imprevisti che possono risultare frustranti.
L'arte e la tecnica di The Stone of Madness
La
direzione artistica di
The Stone of Madness è, come da tradizione per il team di sviluppo, uno degli elementi più distintivi del gioco, con uno stile visivo ispirato alle opere di
Francisco Goya, in particolare alle sue Pitture nere. Il risultato è un’atmosfera lugubre e opprimente, con scenari dipinti a mano che sembrano usciti da un incubo. Il monastero è un ambiente decadente, fatto di stanze buie, corridoi angusti e cortili fatiscenti, che contribuiscono a creare un senso di oppressione e claustrofobia. Anche il design dei personaggi riflette questa estetica, con volti segnati dalla sofferenza e dall’angoscia, enfatizzando la sensazione di disagio e follia.
Dal punto di vista tecnico, però, il gioco soffre di alcuni problemi. Nonostante l’ambientazione sia estremamente evocativa, si riscontrano
glitch grafici e bug che possono compromettere l’esperienza. I personaggi a volte si bloccano negli oggetti, e alcuni elementi dello scenario non sempre rispondono correttamente all’interazione. Anche l’intelligenza artificiale delle guardie risulta altalenante: a volte sembrano troppo reattive, altre volte inspiegabilmente distratte, creando momenti di frustrazione per il giocatore. Questi problemi tecnici, seppur non invalidanti, spezzano l’immersione e rendono necessaria qualche patch per migliorare la stabilità del gioco.
Il comparto audio, invece, è eccellente. La colonna sonora contribuisce perfettamente all’atmosfera, alternando momenti di tensione a tracce più oniriche che aumentano il senso di inquietudine. Gli effetti sonori, come il cigolio delle porte, i sussurri nei corridoi e le urla in lontananza, sono curati nei minimi dettagli e aiutano a rendere ancora più immersivo il viaggio all’interno del monastero. Il doppiaggio, seppur limitato, è di buona qualità, con voci che enfatizzano il tono drammatico e disturbante della narrazione.