Un futuro artificiale?
Quando si parla di videogiochi sviluppati in Italia, spesso si pensa a produzioni indipendenti, magari affascinanti ma contenute nelle ambizioni.
Steel Seed, invece, rappresenta un raro caso di progetto tricolore che punta in alto, proponendosi come un
action stealth capace di rivaleggiare con le produzioni internazionali più blasonate. Firmato da
Storm in a Teacup (che ringraziamo per averci fornito un codice con cui testare il titolo), il gioco ci trascina in un futuro distopico dove l’umanità è sull’orlo dell’estinzione e l’unica speranza sembra celarsi nelle mani di una protagonista solitaria e di un piccolo drone senziente. Un mondo freddo, ostile, ma anche carico di mistero e di un’estetica affascinante, che sembra uscita da un incubo cibernetico. Se siete curiosi di scoprire come se la cava Zoe in questo futuro dominato dalle macchine, seguiteci nella nostra
recensione di Steel Seed per PC.
La trama di Steel Seed
La
trama di Steel Seed ci catapulta in un futuro distopico, dove l’umanità è sull’orlo dell’estinzione e l’arca in cui la protagonista
Zoe si risveglia dopo un lungo sonno criogenico è dominata da macchine e intelligenze artificiali. Ad accompagnarla c’è
Koby, un drone senziente che non solo funge da supporto tattico, ma anche da spalla narrativa, offrendo momenti di leggerezza e ironia in un contesto altrimenti cupo. Insieme, i due devono esplorare un’enorme struttura, affrontando nemici, superando ostacoli e scoprendo verità nascoste sul passato di Zoe e sul
destino dell’umanità.
Abbiamo incorporato i contenuti di YouTube. Poiché YouTube potrebbe raccogliere dati personali e tracciare il tuo comportamento di visualizzazione, caricheremo il video solo dopo aver acconsentito all'uso dei cookie e tecnologie simili a quelle descritte nella loro
Privacy policy
Acconsento, mostra il video
Sebbene la premessa narrativa non sia rivoluzionaria, risulta solida e funzionale. L’ambientazione, composta da corridoi claustrofobici, hub centrali ben caratterizzati e scorci visivi che evocano un senso di grandezza decadente, riesce a restituire un immaginario credibile. Il problema è che la trama, nel suo complesso, fatica a distinguersi davvero. I
dialoghi, pur ben recitati, mancano di quella scintilla capace di rendere Zoe e Koby davvero memorabili. La
narrazione si sviluppa lungo binari piuttosto prevedibili, con colpi di scena che difficilmente sorprendono e un arco narrativo che, pur emozionante in alcuni passaggi, non lascia un’impronta duratura.
Nonostante ciò, il rapporto tra i due protagonisti rappresenta uno dei veri punti di forza: le loro interazioni, spesso ironiche e leggere, riescono a umanizzare un mondo altrimenti freddo e inospitale, rendendo l’esplorazione più coinvolgente.
Steel Seed è localizzato in italiano, con un doppiaggio ben realizzato che contribuisce a rendere l’esperienza più immersiva.
Il gameplay di Steel Seed
Entrando nel
cuore del gameplay,
Steel Seed mette in campo una miscela interessante tra stealth, sezioni platform e fasi di combattimento. Quello che emerge subito è quanto la componente stealth sia la più riuscita e appagante. Il gioco premia la pazienza, l’osservazione e la pianificazione. Zoe può infatti muoversi agilmente, sfruttare coperture, neutralizzare i nemici silenziosamente e interagire con l’ambiente per superare ostacoli e zone sorvegliate.
Steel Seed offre un gameplay stealth interessante e profondo
Il
gameplay assume una dimensione più interessante quando entra in gioco
Koby. Il drone è molto più di un semplice gadget: può hackerare terminali, creare diversivi, attivare trappole. Ogni sezione stealth diventa così un piccolo puzzle da risolvere, offrendo al giocatore la libertà di sperimentare approcci diversi. La progressione meccanica è fluida e gratificante. Più si avanza, più si tende a “giocare” con Koby, trovando soddisfazione nel combinare le sue abilità con le azioni di Zoe. Il passaggio tra i due personaggi è naturale e ben integrato nel ritmo dell’esperienza, sebbene non sarebbe stato male uno scambio più rapido.
Un altro elemento che merita attenzione è il sistema di abilità. In
Steel Seed, non si sale semplicemente di livello: per sbloccare nuove capacità è necessario completare sfide specifiche. Queste sfide spingono il giocatore ad esplorare a fondo ogni ambiente e a utilizzare in modo intelligente gli strumenti a disposizione. Non si tratta solo di collezionabili fine a sé stessi: qui ogni obiettivo secondario contribuisce davvero a rendere l’esperienza più ricca e variegata, anche se a tratti può risultare un po’ ripetitiva per i meno avvezzi al genere (
in effetti abbiamo sbuffato dopo il quarto terminale da hackerare nello stesso modo ndr.).
L'arte e la tecnica di Steel Seed
Uno dei primi aspetti che colpisce appena avviato
Steel Seed è la
direzione artistica. Lo stile visivo adottato da
Storm in a Teacup è coerente, elegante e profondamente immersivo. Gli ambienti spaziano da laboratori in rovina a distese di ghiaccio e metallo, passando per corridoi illuminati solo da neon tremolanti che contribuiscono a costruire un’atmosfera tesa e alienante. Il mondo di
Steel Seed è un luogo che sembra avere una storia da raccontare in ogni angolo, un mondo vivo nonostante la sua desolazione. Non possiamo non citare alcuni scorci panoramici mozzafiato che ci hanno ricordato (non senza un sorriso nostalgico) alcuni momenti di
Remember Me o
The Surge 2, con quell’approccio estetico a metà tra il decadente e il futuristico (
e chi ha giocato a entrambi quei titoli sa bene cosa intendiamo ndr.).
Tecnicamente parlando,
Steel Seed si comporta molto bene. Abbiamo testato la versione PC su una configurazione di fascia media e il risultato è stato sorprendentemente solido. Il framerate resta stabile anche nelle sezioni più concitate, le texture sono nitide e gli effetti particellari sono utilizzati con intelligenza, senza mai esagerare. L’illuminazione, in particolare, merita un plauso speciale: è evidente come il team abbia lavorato a lungo per ottenere il giusto equilibrio tra atmosfera e visibilità, e il risultato paga. Piccoli problemi di clipping e qualche compenetrazione poligonale qua e là non rovinano l’esperienza generale, anche se andrebbero corretti con una patch.
Sul fronte audio,
Steel Seed si difende bene, pur senza eccellere. La colonna sonora è composta da brani elettronici d’atmosfera, capaci di esaltare i momenti più tesi e di accompagnare con discrezione l’esplorazione. Ci è piaciuta particolarmente la scelta di utilizzare leitmotiv ricorrenti nei momenti clou della narrazione, che aiutano a costruire un’identità sonora al gioco. Anche gli effetti sonori fanno il loro dovere, con rumori ambientali ben dosati e un buon mixaggio tra voci, musiche ed effetti. Il doppiaggio è disponibile in inglese e in italiano, con sottotitoli ben curati e sempre leggibili.