Un altro viaggio in compagnia del Principe
L’attesa per
Once Upon A KATAMARI su PC ci ha spinti a ripercorrere tutte le rotolate folli della saga, domandandoci come
Bandai Namco (
che ringraziamo per il codice fornitoci per testare il titolo ndr.) avrebbe potuto risvegliare l’interesse dopo ben quattordici anni di silenzio e remake. Ci troviamo di fronte a un titolo che non solo celebra l’assurdità e la magia originale di
Katamari Damacy, ma osa introdurre persino la dimensione dei viaggi nel tempo, mescolando la familiarità della sfera appiccicosa da rotolare con nuove trovate, colpi di scena e una struttura narrativa più ampia del solito. Il risultato? Un’esperienza che profuma di vintage, eppure sa coinvolgere anche i nuovi giocatori con le sue trovate surreali, la sua ironia sopra le righe e la colonna sonora indimenticabile. Venite a scoprire con noi cosa si nasconde dietro il
nuovo viaggio del Principe: seguici nella nostra
recensione di Once Upon A KATAMARI per PC (giocato su Steam Deck).
La trama di Once Upon A KATAMARI
La
narrazione di Once Upon A KATAMARI brilla proprio per quel carattere parodico che ha reso celebre la saga, pur offrendo una cornice più costruita rispetto ai precedenti capitoli. Tutto ha origine da un tipico gesto avventato del Re del Cosmo, impegnato in una noiosa giornata di pulizie: una pergamena misteriosa, distratta lanciata nel cosmo, scatena un vero e proprio disastro intergalattico, cancellando la storia del pianeta. Segue la chiamata alle armi del Principe, incaricato di ripristinare l’ordine nella galassia recuperando l’essenza umana attraverso il mitico
Katamari, stavolta viaggiando nel tempo a bordo della
S.S. Prince. L’incipit, per quanto surreale, rispecchia la natura nonsense della serie e serve a introdurre un viaggio che ci porterà attraverso più di cinquanta livelli suddivisi in nove epoche distinte, dal
Giappone Edo alla
Grecia antica, dall’
Egitto dei faraoni fino alla
preistoria.
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Acconsento, mostra il video
Ogni epoca rappresenta un’occasione per scoprire, esplorare e “rotolare” in meccanismi narrativi imprevedibili, con siparietti comici e una dose di autoironia che non guasta mai. L’implementazione delle ambientazioni storiche è resa ancora più vivace da scenette e brevi cutscene che fanno da ponte tra i vari livelli, arricchendo la progressione con momenti di leggerezza e umorismo. La struttura del racconto è volutamente “leggera”, senza eccessi di epicità o tentativi di dare profondità drammatica agli eventi: ciò che conta è il pretesto per giocare, raccogliere oggetti e vedere dove ci porterà la prossima rotolata. Anche i personaggi secondari, come i cugini e le figure legate alle epoche storiche, vengono tratteggiati con una comicità sopra le righe, tra citazioni e
gag sagaci (
il livello dell’Antica Grecia ci ha fatto sorridere più volte, ndr.).
Once Upon A KATAMARI localizzato in italiano, con testi e dialoghi tradotti e adattati con efficacia.
Interessante notare la presenza di
missioni secondarie e
piccoli collezionabili, pensati per incentivare l’esplorazione delle mappe e ampliare la varietà narrativa. La progressione si slega dalla semplice vittoria sui livelli: oltre a raggiungere la grandezza necessaria del Katamari, spesso saremo chiamati a
raccogliere corone del Re o a completare obiettivi tematici (come radunare filosofi greci, ninja, samurai o faraoni). Questi tocchi di design aggiungono una stratificazione all’esperienza, mantenendo alta la curiosità e il senso di progressione. C’è da dire che la struttura potrebbe apparire ripetitiva a lungo andare, specie per chi non è abituato al loop di gameplay della saga, ma la varietà offerta dagli obiettivi e dalle missioni riesce a tenere vivo l’interesse anche dopo molte ore di gioco.
Il gameplay di Once Upon A KATAMARI
La
formula di gioco di Once Upon A KATAMARI rimane
fedele ai capisaldi della serie, riuscendo però ad arricchirsi di nuove sfumature e piccole innovazioni che ne rinfrescano la struttura. Il nostro compito, come sempre, è quello di rotolare il Katamari utilizzando i due stick analogici, inglobando oggetti più piccoli di noi per crescere di dimensioni e sbloccare nuove possibili acquisizioni. Ogni livello è regolato da un timer che ci invita alla rapidità senza però penalizzare troppo il giocatore meno abile; il sistema di controllo è stato rifinito per garantire fluidità sia su tastiera che su controller, mentre le dinamiche di raccolta degli oggetti mantengono intatta quella soddisfazione “visiva” e sonora che da vent’anni definisce la serie (
il rumore della presa degli oggetti resta irresistibile, ndr.).
Once Upon A KATAMARI riesce nella difficile impresa di rivitalizzare una formula già nota, mantenendo tutto il gusto e la genialità che la saga ci ha trasmesso dal 2004 ad oggi.
C’è
molta varietà nei livelli, sia per obiettivi che per design: oltre alle mappe classiche, in cui dobbiamo semplicemente far crescere il Katamari il più possibile entro il tempo limite, troveremo missioni a tema che ci chiederanno di raccogliere solo una certa categoria di oggetti, oppure di puntare sulla qualità (ad esempio
“inglobare Socrate, Platone e Aristotele nel livello greco” oppure “radunare demonietti nel Giappone feudale”). Alcuni livelli si trasformano addirittura in veri e propri puzzle, costringendo il giocatore a scegliere con cautela cosa raccogliere e cosa lasciare indietro, oppure a calcolare quando raggiungere una certa grandezza e fermarsi. Questi espedienti dimostrano una volontà di non ripetersi, pur mantenendo la tradizionale anima arcade del titolo.
Una novità degna di nota è rappresentata dalla presenza di
strumenti speciali, chiamati
“Freebies”: oltre al classico magnete che attira oggetti nei paraggi, troviamo orologi che bloccano il tempo, razzi che aumentano la velocità e radar che segnalano la posizione dei collezionabili. Le funzionalità, per quanto semplici, riescono a movimentare le partite e incentivano l’esplorazione degli ambienti, anche se avremmo gradito una maggiore varietà e creatività negli strumenti disponibili (
ci saremmo aspettati almeno un gadget strambo in più, ndr.). La modalità campagna presenta una buona longevità, con oltre cinquanta livelli da affrontare, ciascuno caratterizzato da obiettivi e ambientazioni sempre diversi, mentre la presenza di una modalità multigiocatore la
KatamariBall introduce una dimensione competitiva non del tutto convincente, ma comunque apprezzabile per varietà.
La
personalizzazione è un altro aspetto che ci ha sorpreso piacevolmente: non solo si possono sbloccare fino a 68 cugini diversi, ciascuno con outfit e caratteristiche estetiche modificabili, ma è possibile creare personaggi inediti grazie all’editor presente nella base operativa. Purtroppo, le modifiche sono limitate all’aspetto e non influiscono sulle abilità specifiche dei protagonisti, una scelta che aiuta nel bilanciamento ma limita le possibilità strategiche. La campagna single-player risulta comunque sufficientemente corposa, con una curva di difficoltà ben calibrata e una
modalità multiplayer che consente sfide online con quattro giocatori (
il multiplayer online offre divertimento garantito, peccato per la mancanza della modalità locale, ndr.).
L'arte e la tecnica di Once Upon A KATAMARI
La
direzione artistica di Once Upon A KATAMARI perpetua la tradizione della serie, offrendo una grafica stilizzata e pop che rimane immediatamente riconoscibile ma è impreziosita da nuovi dettagli e trovate originali. Ogni livello si distingue per una quantità impressionante di oggetti, personaggi e ambientazioni, sempre caratterizzate da una resa cromatica vibrante e da forme semplici ma efficaci nel trasmettere l’atmosfera del luogo visitato. La scelta di rappresentare le diverse epoche storiche con uno stile volutamente caricaturale aggiunge un tocco di simpatia che rende ogni partita unica e memorabile (
il livello egizio è un tripudio di colori, ndr.).
Dal
punto di vista tecnico, il titolo si comporta in maniera eccellente su
PC, garantendo fluidità anche a risoluzioni elevate (si passa da 480p a un sontuoso 4K). L’ottimizzazione è curata, con caricamenti rapidi e una gestione brillante dei modelli tridimensionali, nonostante la gran mole di oggetti in movimento su schermo. Il sistema di controllo è preciso, sia con tastiera che con controller, anche se in alcune fasi più avanzate la gestione della fisica degli oggetti può risultare caotica e meno immediata rispetto ai primi livelli. Non si segnalano bug rilevanti o problemi di compatibilità, mentre le opzioni di accessibilità permettono di personalizzare buona parte dell’esperienza di gioco, facilitando il divertimento anche per chi si avvicina per la prima volta al genere. Abbiamo
giocato a Once Upon A KATAMARI su Steam Deck OLED e possiamo garantire che il titolo sembra pensato per la portatile di casa Valve.
Colonna sonora e comparto audio sono, ancora una volta, tra i punti di forza della produzione: i temi principali sono arrangiati in modo efficace, spaziando tra generi e atmosfere a seconda del livello visitato – dal
J-pop tipico della saga alle
melodie folkloristiche delle epoche storiche – e regalano un accompagnamento musicale che valorizza l’intera pressione ludica. Gli effetti sonori mantengono quella riconoscibilità che abbiamo imparato a capire e amare negli anni: ogni oggetto inglobato produce il classico suono di “presa” che diventa un vero e proprio motivetto a parte, mentre i dialoghi e le voci dei personaggi sono simpatiche e mai invadenti.