Siamo sinceri: non capita spesso di trovarsi davanti a un roguelite che riesce davvero a dire qualcosa di nuovo. Il genere ha visto di tutto, da titoli colossali come Hades e Dead Cells, fino alle incursioni più minimaliste di Vampire Survivors o Brotato. E proprio da quest’ultimo prende parzialmente spunto Maze Mice, l’ultima fatica di TrampolineTales, lo studio indie già autore del geniale Luck be a Landlord (che ringraziamo per averci fornito un codice di test con cui provare il titolo ndr.). Ma stavolta non siamo in un casinò e nemmeno in un’arena. Stavolta siamo dei topi, dei topi che girano dentro un labirinto con meccaniche che prendono spunto da tanti altri titoli. Se vi abbiamo incuriosito non dovete far altro che seguirci nella recensione di Maze Mice per PC per saperne di più.
La trama di Maze Mice
Nel momento in cui avviamo Maze Mice ci troviamo immersi in un mondo che pare uscito da un vecchio cabinato da sala giochi, ma dietro quella patina di nostalgia si cela una narrazione sorprendentemente densa di simbolismi e richiami esistenziali. Il gioco non propone una trama tradizionale con cutscene o dialoghi serrati: ci lascia, piuttosto, ricostruire il senso di ciò che stiamo vivendo attraverso le azioni dei nostri piccoli roditori digitali, i labirinti che attraversano e gli oggetti che raccolgono. È un racconto che si costruisce per analogie, per suggestioni ambientali e per un costante senso di oppressione meccanica che ci accompagna in ogni partita.
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Nel cuore dell’esperienza di Maze Mice c’è l’idea di fuga e sopravvivenza, ma anche quella di adattamento. I nostri protagonisti non sono eroi classici, ma topi da laboratorio, creature abituate a cavarsela in situazioni disperate. Ogni labirinto diventa una metafora della condizione umana: corse a perdifiato in spazi chiusi, nemici che ci sovrastano, potenziamenti che sembrano miracoli temporanei, ma che, alla lunga, non possono nulla contro il fato. C’è un senso di circolarità e inevitabilità che ci riporta al ciclo eterno dell’esistenza, in una danza tra istinto e ragione. Il gioco non ci dice chi siamo, ma ci fa sentire cosa proviamo. E funziona.
Va detto che Maze Mice non offre un impianto narrativo canonico. Non ci sono scelte multiple, non c’è un arco narrativo completo e nemmeno veri dialoghi. Ma in un titolo come questo, la narrazione è tutta esperienziale, emerge da ciò che viviamo durante ogni run. È il tipo di gioco che racconta qualcosa di diverso a ogni giocatore e questo lo rende, in fondo, uno dei titoli più “autoriali” dell’attuale panorama indie. E vogliamo anche ricordarvi che Maze Mice è localizzato in italiano, dettaglio che pesa poco vista la scarsa presenza di testi a schermo, ma che comunque segnaliamo per dovere di cronaca (giusto per non farci mancare nulla ndr.).
Il gameplay di Maze Mice
Descrivere il gameplay di Maze Mice equivale a districare una matassa di influenze ben precise: si sentono echi di Vampire Survivors, il ritmo meccanico di SUPERHOT, e una spruzzata di Pac-Man, tanto per non farsi mancare nulla. Il titolo sviluppato da TrampolineTales è un roguelite atipico, dove il tempo si muove solo quando ci muoviamo noi. Questo elemento introduce un livello di strategia notevole e ribalta completamente il concetto di “bullet heaven”: non siamo solo vittime del caos, ma anche i direttori d’orchestra della nostra stessa distruzione. Ogni movimento va calcolato, ogni angolo va considerato. È un puzzle d’azione costante e implacabile.
Maze Mice saprà catturarvi ben oltre quelle che sono le aspettative. È il classico prodotto da non giudicare guardando la confezione
Uno degli elementi più affascinanti è proprio la gestione del tempo e del rischio. Spesso ci troveremo a fare un passo, poi fermarci, analizzare, calcolare l’angolazione del proiettile nemico e poi ripartire, magari in un’azione fulminea per raccogliere un power-up o seminare un avversario. I nemici non sono soltanto ostacoli: sono minacce vere e proprie, ognuna con il proprio pattern, le proprie idiosincrasie. Alcuni ci braccano, altri ci intrappolano, altri ancora coprono porzioni intere della mappa con attacchi area. L’accesso anticipato già ci offre una varietà notevole, ma il potenziale è altissimo. Con trenta personaggi sbloccabili e una quantità generosa di oggetti, ogni run ha il sapore della scoperta.
Non tutto funziona alla perfezione. In alcune situazioni, soprattutto nelle fasi più avanzate, la mole di nemici a schermo e l’estrema precisione richiesta dai movimenti possono far emergere una leggera frustrazione, che non deriva tanto dalla difficoltà, quanto dalla percezione di essere sopraffatti in uno spazio troppo ristretto. Sarebbe utile un leggero ribilanciamento, o almeno una maggiore varietà strutturale nei labirinti. Anche così però il gameplay resta avvincente, fresco, e soprattutto originale: Maze Mice è uno di quei titoli che prendono una formula conosciuta e la rielaborano in qualcosa di personale.
L'arte e la tecnica di Maze Mice
Dal punto di vista visivo, Maze Mice colpisce subito per la sua estetica minimale ma ben calibrata. La pixel art scelta dal team di TrampolineTales è volutamente semplice, essenziale, quasi primitiva, ma non per questo meno efficace. Ogni sprite, ogni animazione e ogni elemento dello scenario è leggibile e funzionale, e questa chiarezza visiva è fondamentale in un titolo dove ogni movimento può significare la salvezza o la morte. La direzione artistica riesce a evocare tanto il mondo dei vecchi arcade quanto una certa sensibilità contemporanea, che sa come giocare con forme, colori e silhouette per raccontare senza dire.
Tecnicamente parlando, Maze Mice è un piccolo gioiello d’ottimizzazione. Pur trovandoci di fronte a un gioco ancora in accesso anticipato, non abbiamo rilevato bug di rilievo né rallentamenti. Il motore di gioco gestisce senza problemi decine di nemici a schermo, effetti particellari ed esplosioni di colore in perfetta sincronia con i nostri movimenti. Anche la curva di apprendimento è ben strutturata: il gioco non ci prende per mano, ma nemmeno ci butta nella fossa dei leoni. E questo equilibrio è raro. Su PC e Steam Deck l’esperienza è fluida, costante, senza cali di framerate nemmeno nei momenti più affollati (e sì, sono tanti ndr.).
E poi c’è il comparto audio. Che dire: Maze Mice ha una colonna sonora che incolla al gioco. Ogni run è accompagnata da beat elettronici ipnotici e pulsanti, che mutano con l’intensificarsi dell’azione e riflettono perfettamente il nostro stato mentale. È una soundtrack che, senza troppe pretese, riesce a entrare sotto pelle. Anche gli effetti sonori sono ben calibrati: non invadenti, ma precisi, essenziali per dare ritmo e feedback alle nostre azioni. Purtroppo manca un doppiaggio o qualsiasi forma di voice acting, ma non è una vera mancanza: qui il silenzio e il suono sono parte del linguaggio visivo. E in questo linguaggio, Maze Mice sa parlare con sorprendente sicurezza.
Maze Mice è una piccola perla che luccica nel panorama affollato dei roguelite. È uno di quei giochi che, partendo da premesse semplici, riesce a intessere un’esperienza profonda, coinvolgente e stilisticamente coerente. Certo, manca una narrazione strutturata e le meccaniche, seppur solide, possono risultare un po’ ripetitive dopo molte ore. Ma quando ci si ferma a valutare ciò che il titolo offre già in accesso anticipato, non si può che restare colpiti dalla coerenza, dalla pulizia delle meccaniche e da quella costante voglia di migliorarsi run dopo run.