8.00

Recensione Dune: Awakening per PC

Torniamo nel mondo ideato da Herbert con la recensione di Dune: Awakening per PC

Andiamo in vacanza su Arrakis?

Non è mai semplice addentrarsi nell’universo di Dune, ma con Dune: Awakening, Funcom ha deciso di provarci con coraggio, dando vita a un MMO survival ambientato nel mondo arido e crudele di Arrakis. Chi ha amato i vecchi strategici della saga o è rimasto affascinato dai recenti adattamenti cinematografici, si ritroverà ora catapultato in un’esperienza in prima persona dove la sopravvivenza è reale, la gestione delle risorse è vitale e l’interazione con le fazioni diventa la chiave per sopravvivere. Il gioco unisce la struttura open world persistente tipica degli MMO a meccaniche di crafting, combattimento e gestione ambientale che richiedono attenzione e dedizione. Non è un titolo pensato per chi cerca un’esperienza guidata o rilassata, ma per chi desidera perdersi in un mondo vivo, spietato e straordinariamente suggestivo. Abbiamo passato decine di ore tra sabbia, spezia e pericoli incombenti, e siamo pronti a raccontarvi ogni dettaglio: ringraziamo il publisher per il codice review ricevuto per testare il titolo, e vi invitiamo a seguirci nella nostra recensione di Dune: Awakening per PC.
 

 

La trama di Dune: Awakening

La narrazione di Dune: Awakening prende forma su Arrakis in un momento storico delicato: l’impero ha visto salire nuove casate minori, ma le vecchie potenze come gli Atreides e gli Harkonnen mantengono saldi i loro interessi, specialmente sulla spezia. Noi vestiamo i panni di un mercenario spaesato, costretto a sopravvivere tra rivalità, alleanze traballanti e sacrifici. Quello che colpisce è la sensazione di trovarsi al centro di una rete politica che pulsa di ambizione e doppiezza, pur essendo un semplice outsider: ogni incontro, ogni missione, ogni scelta porta un peso tangibile. Ci sentiamo spesso manipolati, quasi pedine su una scacchiera più grande di noi. La storia si dipana con una scrittura attenta ai dettagli, riuscendo a offrire sequenze di tensione discrete ma costanti, capaci di farci dubitare di qualsiasi interlocutore (questa atmosfera ambigua è uno dei tratti più convincenti del gioco, capace di generare empatia e tensione ndr.). Il doppiaggio in inglese, seppur non perfetto, riesce a trasmettere bene l’equilibrio tra ambizione e sopravvivenza, mentre la traduzione in italiano – presente sia nella parte testuale che nei sottotitoli è di buon livello, sebbene a volte un po’ macchinosa nei dialoghi più carichi di pathos.
   

   
La struttura narrativa, volutamente non lineare, ci permette di affrontare la trama sia accettando incarichi dalle fazioni principali sia lanciandoci in missioni autonome, alla ricerca di segreti disseminati nelle profondità di Arrakis. Questa scelta narrativa stimola la curiosità: dobbiamo sperimentare, sondare territori, interagire con NPC dai volti segnati, letteralmente e simbolicamente, dalla durezza del deserto, raccogliendo piccoli frammenti di storia che, messi insieme, formano un quadro più ampio. Non siamo solo spettatori: diventiamo esploratori narrativi. Tuttavia, a tratti si percepisce qualche dialogo un po’ scontato o funzionale, introdotto più per veicolare meccaniche che per approfondire psychologie o retroscena (un po’ di cura in più sui dialoghi secondari avrebbe reso il mondo ancora più ricco ndr.). In ogni caso, la sensazione di far parte di un contesto in evoluzione è forte e accompagnata dalla scoperta di avamposti, intrighi locali e tradizioni fremen.
  
Infine, il gioco integra nel tessuto narrativo il tema identitario: chi sei tu, nato su Arrakis o arrivato da fuori? Le tue origini, le scelte compiute, il modo in cui ti relazioni con le popolazioni native e con gli interessi esterni determinano il tuo percorso. C’è spazio per una vera crescita del personaggio, che non passa solo da abilità o equipaggiamenti, ma da un’evoluzione interna fatta di alleanze, tradimenti, perdite. Ogni dialogo, anche quando sembra secondario, può attivare una missione che cambia gli equilibri su scala minore o maggiore. Questa caratteristica strategico-narrativa è forse la più intrigante: sentiamo davvero che la nostra presenza ha conseguenze, che la sabbia sotto i nostri passi vibra del peso delle nostre azioni. È un approccio che rispetta lo spirito di Dune. La localizzazione in italiano è presente anche in questa seconda parte, con testi solidi e dialoghi che raramente stonano un altro punto a favore per il pubblico italiano.
 

 

Il gameplay di Dune: Awakening

La prima cosa che colpisce di Dune: Awakening è la profondità con cui il gioco integra meccaniche da survival con un ecosistema narrativo. Ci sentiamo davvero parte di Arrakis: dalla gestione della sete (una risorsa che non possiamo ignorare) alla ricerca di spezie, fino alla protezione dai vermi giganti. Ogni escursione in zone remote diventa una sfida in cui dobbiamo bilanciare carichi, percorsi sicuri e ritmo. Queste dinamiche ricordano Conan Exiles, ma qui lo spessore narrativo e l’ambientazione trasformano un semplice escursionismo in un’esperienza carica di tensione: sentiamo il sipario dell’hud aprirsi man mano che ci avviciniamo al bordo di una duna, sapendo che un passo falso può rivelare un verme pronto a inghiottirti (le partite in cui abbiamo perso più tempo a rimpiangere l’HUD che a recuperare equipaggiamento sono diventate le più memorabili ndr.)
 

Dune: Awakening ha la capacità di attrarre a se il giocatore nel suo mondo, vivo e vibrante

   
Il sistema di combattimento mescola elementi action in terza persona con abilità tattiche basate su equipaggiamenti e fazioni. Esplorando la mappa abbiamo imparato a calibrare i parametri di potenza delle armi a energia, la difesa dai nemici umani, la preparazione di trappole nel deserto e l’uso di gadget come rilevatori di spezia o capsule anti-radiazioni solari. Questo crea un mix interessante, che premia i giocatori attenti a come costruiscono il proprio arsenale e a come si muovono tra le dune. Talvolta però la curva di apprendimento può risultare ripida: chi proviene da un MMO puro o da un action-RPG più diretto potrebbe restare spiazzato dalla mole di statistiche e opzioni di crafting (abbiamo perso un paio d’ore solo per ottimizzare settaggi, ma poi abbiamo capito che questo dettaglio ci rendeva davvero unici su Arrakis ndr.) Nel complesso, questa complessità ci è piaciuta, perché serve a dare spessore al nostro personaggio e a rendere ogni vittoria significativa.
 
Un altro punto di forza è l’interazione con le fazioni: scegliere di supportare un insediamento fremen, aiutare un clan mercenario o lavorare per un piccolo gruppo indipendente influisce sia sulla narrazione sia sul gameplay. Le ricompense offerte (abilità esclusive, equipaggiamenti unici, supporto composto da NPC e veicoli) ci hanno motivato a cambiare spesso alleanze e strategie. Questa dinamicità crea un gameplay a lungo termine interessante, soprattutto nella modalità open world persistente, dove il nostro avatar evolve lentamente, intrecciando la sua storia con quella di Arrakis. Tuttavia, la ripetitività di alcune missioni come le scorta di convogli, raccolta in aree già viste si sente dopo diverse ore (una maggiore varietà di obiettivi secondari avrebbe spinto l’esperienza da “buona” a “grandiosa” ndr.) Nonostante ciò, la sensazione di immersione è costante: e soprattutto, le nostre azioni hanno conseguenze credibili, siano esse positive o catastrofiche, sull’equilibrio del mondo.
 

 

L'arte e la tecnica di Dune: Awakening

Dune: Awakening riesce a catturare l’essenza visiva dell’universo di Herbert con una cura nei dettagli che raramente abbiamo visto in un gioco survival. Le dune di sabbia, i canyon scavati dal vento e le città-fortezze delle fazioni sono create con un senso di scala e grandiosità che lascia senza fiato, soprattutto quando la luce del sole attraversa le nubi di spezia e disegna ombre sul terreno. Gli ambienti si distinguono per coerenza tematica: le aree fremen hanno una bellezza rude, spartana, con materiali organici e architetture destinate a fondersi con il territorio; quelle più civilizzate, invece, sono progettate per mostrare potere e controllo, con acciaio lucido, luci brillanti e terminali. La palette di colori, basata su ocra, arancio bruciato e riflessi metallici, restituisce l’idea di un mondo proibitivo e affascinante al tempo stesso (l’effetto drammatico dei paesaggi all’alba e al tramonto ci ha lasciati a occhi aperti più di una volta ndr.). Anche le creature, come i vermi delle sabbie e la fauna minore, sono ben caratterizzate e si muovono con animazioni credibili, con una presenza visuale forte che si integra perfettamente con il gameplay.
  
Dal punto di vista tecnico, il gioco mostra luci e ombre. Su hardware medio-alto, Awakening si mantiene stabile intorno ai 60 fps con preset alti, e la qualità grafica raggiunge livelli veramente elevati: le dune possono venire modellate dalla tempesta in tempo reale, i riflessi sui veicoli producono effetti realistici, e la distanza di disegno permette di scorgere segni di vita a centinaia di metri. Tuttavia, abbiamo riscontrato alcune incertezze: occlusioni ambientali che appaiono improvvisamente, caricamenti discreti nelle aree più dense, e occasionali glitch nella fisica degli oggetti, specialmente quando si interagisce con veicoli o strutture dislocate (abbiamo “imbucato” una roccia durante una tempesta, rimanendoci incastrati, un bug buffo ma fastidioso ndr.). Speriamo in patch veloci, perché il potenziale architettonico e narrativo del titolo merita di non fermarsi a questi limiti.
  
Sul fronte sonoro, Dune: Awakening offre un’esperienza immersiva e ben costruita. Il sound design è ricco di dettagli: il vento che schiaffeggia sulle dune, il fruscio della sabbia sotto i piedi, i rombi cupi dei vermi sotto terra… tutto contribuisce a generare una sensazione di vastità e pericolo sempre in agguato. La colonna sonora, composta da temi orchestrali e synth misteriosi, evoca perfettamente l’alone epico-mistico della saga. Le musiche si attivano nei momenti giusti un calmante motivo atmosferico per l’esplorazione, che sublima in crescendo nei momenti di combattimento o di scoperta. Buona presenza anche dei dialoghi: il doppiaggio inglese è piacevole, ben recitato e credibile, mentre la localizzazione italiana, pur con qualche imperfezione, offre una discreta alternativa (durante la presentazione del verme per la prima volta, la sincronia tra score musicale e effetto ambientale ci ha fatto sobbalzare dalla sedia ndr.).
 

 

Dune: Awakening

Dune: Awakening è un titolo ambizioso, forse il più ambizioso mai concepito all’interno dell’universo di Herbert. Funcom ha deciso di prendere una delle ambientazioni più complesse e sfaccettate della fantascienza moderna e di calarla in un contesto survival online che, almeno sulla carta, sembrava una sfida quasi impossibile da vincere. Eppure, una volta immerse le mani nella sabbia di Arrakis, ci siamo resi conto che il cuore pulsante del progetto batte forte. L’intreccio tra esplorazione, narrazione e sopravvivenza funziona: ci si sente vulnerabili ma anche protagonisti, parte integrante di un sistema che cambia e si adatta alle nostre scelte. Le difficoltà tecniche non mancano, né una certa ripetitività in alcune sezioni, ma la sensazione è che ci sia una visione forte dietro il tutto, una coerenza che raramente si avverte in produzioni così vaste.

8.00

Trama 8.00

Gameplay 7.50

Arte e tecnica 8.50

Pro:

ambientazione curata e coerente

meccaniche survival profonde

Contro:

alcune meccaniche risultano ancora grezze

ripetitività in alcune missioni secondarie

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Dune: Awakening è un successo

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Dune: Awakening è stato rimandato

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L'uscita è stata rimandata al 10 giugno

La musica dei classici Dune e Dune II è in arrivo in Dune: Awakening

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Dune: Awakening dispone di una radio in-game

Il pre-ordine di Dune: Awakening è disponibile

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