Nell'attesa di Dyning Light 2 riscoprite il suo predecessore nella nostra recensione di Dying Light Platinum Edition per Nintendo Switch
Torniamo a parlare di zombie, ormai se ne è parlato in tutte le salse, uno dei fenomeni più diffusi degli ultimi anni e che non accenna a diminuire: la zombie mania continua a dilagare senza sosta. Oggi parliamo di un titolo uscito diverso tempo fa che ha, tra l’altro, compiuto da poco il suo terzo compleanno: Dying Light.
Partiamo subito col dire che la nostra recensione non tratterà solo della versione base del titolo perché i ragazzi di Techland hanno supportato davvero tantissimo la loro creatura in questi anni e ci è sembrato giusto dare una visione d’insieme della produzione, per questo motivo parleremo infatti di Dying Light e della sua espansione: The Following. Per certi versi Dying Light richiama a gran voce la precedente fatica di Techland ossia Dead Island, un mix di fps ed rpg in salsa zombie che ha riscosso (pur con qualche difetto) un discreto successo nella precedente generazione di console (e giocabile attualmente sulle console attuali con la remastered rilasciata sui vari store). Gli sviluppatori hanno ascoltato i consigli e suggerimenti della community ed in effetti Dying Light, e ancora maggiormente The Following, vanno a correggere e a mitigare parte dei difetti presenti in Dead Island.
Facciamo un piccolo accenno alla trama, in Dying Light impersoniamo Kyle Crane, un militare a cui è stato dato l’obiettivo di recuperare delle informazioni riguardo all’epidemia che ha colpito, e messo in ginocchio, la città di Harran in Turchia. Questa epidemia zombi ha messo in soqquadro la città Turca in pochi giorni, e in altrettanti pochi giorni il governo ha eretto un muro per tenere i cittadini sopravvissuti in quarantena e nel mentre cercare di trovare una soluzione.
Noi entriamo in gioco proprio in questo modo, veniamo lanciati col paracadute sulla città di Harran con lo scopo di trovare le informazioni e lasciare la città quanto prima. Le cose non vanno propriamente così e ci troviamo coinvolti con una squadra di sopravvissuti che sta cercando da una parte di fermagli zombi che infestano la città e dall’altra di trovare una soluzione più strutturata al problema. La trama è ben scandita da una serie di eventi che tengono vivo l’interesse del giocatore fino ai titoli di coda garantendo un buon numero di ore di gioco.
Ed è proprio il gameplay la parte dove i ragazzi di Techland si sono impegnati di più per differenziare il loro prodotto dalla concorrenza e dal loro stesso Dead Island. Dying Light infatti si presenta come un ibrido, ottimamente riuscito, di generi, la visuale in prima persona e l’approccio al combattimento fa venire subito in mente un fps, la progressione del personaggio avvicina il titolo agli action / rpg, la componente di parkour lo fa quasi sembrare un “Mirror’s Edge-like”, le missioni in notturna lasciano un retrogusto di stealth game chiarissimo. Ecco tutte queste cose sono vere e sono tutte presenti in Dying Light e la creatura di Techland riesce a tenere insieme tutte quelle anime con grande dignità e, sopratutto, con un risultato eccellente.
Giocare a Dyning Light vuol infatti dire andare alla ricerca di quest secondarie intanto che progrediamo nella storia, fuggire da orde di zombie scavalcando recinzioni all’ultimo momento o salendo sui tetti per una fuga alla “Lupin III”. Vuole anche dire combattere ed eliminare gli zombi nel modo più silenzioso possibile per evitare che gli altri nemici sentano i rumori e ne vengano attratti. Il crafting system permette di creare e potenziare le nostre armi ma non solo, ci consente anche di creare elementi di utilizzo comune come i grimaldelli o i petardi per distrarre gli zombi. Possiamo anche decidere come far evolvere il nostro personaggio con un sistema di crescita a livelli che ci consente di decidere in che rami specificarci e dove spendere i nostri punti esperienza guadagnati col sudore della fronte.
Ultimo, ma non certo per importanza, Dying Light presenta anche una componente multiplayer da non sottovalutare ne escludere e una modalità che ci mette nei panni di uno zombie, pronto ad infestare le partite di altri giocatori. Già tutto questo sarebbe qualcosa di davvero enorme e se, oltre a quanto vi abbiamo raccontato, vi dicessimo che non è finita qui? Infatti per Dying Light sono stati rilasciati davvero un sacco di aggiornamenti e, sopratutto, il suo DLC: The Following che cambia completamente le carte in tavola presentando un ambiente in aperta campagna, con la possibilità di utilizzare veicoli e un gameplay ulteriormente rivisitato. Dying Light si ritrova, tre anni dopo la sua uscita, ad essere ancora supportato sia dai suoi sviluppatori che dalla community e questa è una caratteristica che pochi titoli possono vantare.
Dying Light si dimostra eccellente anche sotto il profilo tecnico, tutto quello che si muove a schermo lo fa con grande armonia e con una direzione artistica impeccabile. La capacità degli sviluppatori di creare una città da zero, con i suoi quartieri, le sue caratteristiche e la verticalità è sotto gli occhi di tutti. In effetti il level design di Dying Light è davvero strutturato alla perfezione e pensato per far divertire il giocatore all’interno della città stessa. Trampolini, tetti semi-crollati, salite e discese, scale e punti di appiglio consentono al giocatore una libertà di azione che si sviluppa anche in verticale e non solo in orizzontale.
Tecnicamente poi il motore di gioco si comporta in maniera egregia mostrando effetti di luce e riflessi di pregevole fattura, così come ottimi sono gli effetti particellari e la mole poligonale. Dulcis in fundo anche la parte relativa all’odio è curata, sia per quanto riguarda la colonna sonora che per gli effetti sonori ambientali, l’audio gioca un ruolo importante anche nel gameplay, e non solo per le parti stealth, fare meno rumore possibile ci garantirà infatti una percentuale di sopravvivenza sicuramente maggiore.
Dying Light non solo è un ottimo titolo ma è anche tradotto, sottotitolato e doppiato in italiano e, sia la traduzione che il doppiaggio sono di pregevole fattura.
Daying Light fa un altro centro e dimostra, un'altra volta, che si possono realizzare porting su Switch degni di questo nome. Ovviamente il titolo di Techland è dovuto scendere a compromessi ma questi ultimi non hanno inficiato minimamente il valore della produzione. È ovvio che guardando con gli occhi dello spettatore il titolo su Switch ci si rende conto di tanti piccoli difetti ma la resa nel suo insieme è imponente. Considerate che, insieme al gioco base, avrete a disposizione tutti i contenuti post lancio rilasciati fino ad ora (e sono davvero molti) e che potete godervi questo mix tra fps e parkour ovunque voi siate.
Trama 8.00
Gameplay 8.00
Arte e tecnica 8.00
ottimo porting su switch
dying light in portabilità è una figata
versione tecnicamente meno maestosa
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